Big Fish

“Atteso con ansia”, è stata la definizione spesso associata all’undicesima opera di Tim Burton: la decima, Il Pianeta delle Scimmie, era stata un fiasco di pubblico e di critica (anche se , fatta eccezione per Batman, i film di Tim Burton sono solitamente più apprezzati dalla critica che dal pubblico). Dunque, si è chiesta la critica, è questo il ritorno alla grande di Burton dopo il disastro de Il Pianeta delle Scimmie?”No, evidentemente no”, è stata la risposta generale. Per qualcuno Big Fish è troppo eccentrico e stravagante, non così dark come i precedenti successi: Beetlejuice, Edward Mani di Forbice e Sleepy Hollow, per citarne solo tre.

E’ corretto dire che Big Fish è più stravagante e meno dark dei film precedenti, ma, secondo la mia modesta opinione, è da considerarsi una tra le migliori opere di Burton. E’ solo il secondo adattamento letterario secondo i canoni del regista, il primo fu Sleepy Hollow nel 1999. Tratto dal romanzo di Danny Wallace, Big Fish narra le vicende di Edward Bloom, interpretato, in punto di morte, da Albert Finney e da giovane da Ewan MacGregor. La storia comincia con il figlio di Edward, Will (Billy Crudup), giornalista a Parigi e in attesa di un figlio, che ritorna ad Ashton in Alabama, quando viene a sapere che il padre è in punto di morte. Will coglie l’ultima opportunità di capire chi era veramente suo padre. Dopo anni di frustrazioni e situazioni imbarazzanti causate delle storie inverosimili narrate dal genitore, è intenzionato a scoprire l’uomo che si cela dietro questi racconti, o “divertenti bugie”, come Will le definisce. E le storie che Edward ama raccontare sono davvero incredibili: nel corso delle sue peripezie incontra una strega, un gigante, un lupo mannaro, un poeta trasformatosi in rapinatore di banche (Steve Buscemi) e due gemelli siamesi coreane. La vicenda, che inizia negli anni ’50 e arriva ai giorni nostri, ha naturalmente ispirato il paragone con Forrest Gump, un’altra epopea dell’Alabama. Big Fish è però decisamente più fantasy, attinge tanto dalle leggende popolari americane quanto dalla mitologia greca ed è narrato in stile magicamente reale. Finney è eccellente nel ruolo di Edward Bloom, vecchio gentiluomo del sud, MacGregor brilla nell’interpretazione del giovane Edward impetuoso e romantico, anche se non azzecca l'accento [N.d.T.: nella versione originale, Mac Gregor non riesce a liberarsi del suo accento scozzese, risultando quindi, a giudizio dell'autore, poco credibile come uomo originario del Sud degli Stati Uniti]. Steve Buscemi da’ ancora una volta prova della sua bravura nel ruolo del poeta/rapinatore di banche, ma devo ancora vedere un film in cui Buscemi non sia estremamente godibile. Un grande riconoscimento va a Tim Burton per questo suo primo film sui rapporti interpersonali tra “persone reali” e che affronta emozioni genuine senza essere ironico. Nonostante Big Fish possieda tutte le caratteristiche della tipica favola sinistra alla Burton (le streghe, i giganti, una città chiamata Spectre) il tema essenziale del film è la relazione tra padre e figlio e le scene tra Finney e Crudup sono trattate in modo realistico e sensibile. L’unica critica che mi sentirei di fare riguarda la scena finale, che in un certo senso sembra inquinare le acque della narrazione. Ma nel complesso Big Fish è un film strano, divertente, affascinante e sottovalutato che fa di Burton uno dei registi più dotati della Hollywood di oggi.