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Mary Carton – Three Monkeys Online Italiano https://www.threemonkeysonline.com/it La Rivista Gratuita di Attualità & Cultura Thu, 08 Dec 2016 08:16:06 +0000 en-US hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.0.21 110413507 Kill Bill Vol 2. https://www.threemonkeysonline.com/it/kill-bill-vol-2/ https://www.threemonkeysonline.com/it/kill-bill-vol-2/#respond Mon, 01 Nov 2004 09:00:39 +0000 https://www.threemonkeysonline.com/it/bwp/kill-bill-vol-2/ Kill Bill Vol.1, o il Quarto Film di Quentin Tarantino, sanguinoso mix di femmine assassine, spade Samurai e arti tranciati, ha suscitato nel pubblico amore estremo o reazioni di odio. Mentre alcuni di noi lo hanno amato per il ritmo e per lo humor, altri lo hanno criticato per l’assenza di dialoghi tipicamente tarantiniani. Ma […]

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Kill Bill Vol.1, o il Quarto Film di Quentin Tarantino, sanguinoso mix di femmine assassine, spade Samurai e arti tranciati, ha suscitato nel pubblico amore estremo o reazioni di odio. Mentre alcuni di noi lo hanno amato per il ritmo e per lo humor, altri lo hanno criticato per l’assenza di dialoghi tipicamente tarantiniani. Ma la seconda parte, ci era stato detto, avrebbe previsto meno azione e, di conseguenza, una più complessa caratterizzazione dei personaggi e una maggior profondità emotiva.

Così in Kill Bill Vol.2, o Quello Con Il Dialogo, vediamo La Sposa (Uma Thurman) portare avanti la sua vendetta nei confronti della Squadra della Morte delle Vipere Assassine (DIVAS) responsabile del massacro della cappella nuziale, conclusosi con la morte del marito e del suo bambino non nato. Dopo aver eliminato due membri dalla spirale di morte del primo episodio, ora sulla lista della sposa sono rimasti Buck (Michael Madsen), Elle Driver (Daryl Hannah, qui di umore particolarmente litigioso) e la sua nemesi finale, Bill (David Carradine). Dopo un errore quasi fatale nello scontro con Buck, La Sposa/Black Mamba/Beatrix riprende la mattanza con l’eliminazione di Elle. Con l’attenzione ora rivolta interamente a Bill, riesce a rintracciarlo solo per scoprire ciò che il pubblico già sa dal primo episodio – che sua figlia è viva e sta bene.

Considerato che questo è un film di Tarantino naturalmente la narrazione non è né semplice né chiara, l’azione è intramezzata da scene come quella in cui Bill e Beatrix si incontrano alla cappella nuziale o quella dell’addestramento della Sposa per mano dello splendidamente sadico Pai Mei.

Credo che Kill Bill Vol.2 produrrà un verdetto più unanime tra gli spettatori ma sfortunatamente non penso che andrà come gli Studios avevano sperato. Sin dall’inizio il ritmo e lo stile del film sono in netto contrasto con l’episodio precedente. Mentre il Vol. 1 è stato criticato per avere privilegiato lo stile a scapito della sostanza, il secondo episodio evita complicate coreografie a favore di una caratterizzazione dei personaggi un po’ pesante e tenta di impregnare il film di profondità emotive/introspezione in maniera forse troppo contrastante con gli avvenimenti precedenti. Se dobbiamo considerare i due film come le due metà di un insieme (come nelle intenzioni del regista), allora un cambio di marcia così improvviso a metà del percorso non sembra una buona idea in quanto le scene di combattimento nel Vol. 2 non sono all’altezza (né per lunghezza né per intensità) di quelle del Vol. 1. Un forte squilibrio da’ origine a un film che per molti è troppo concentrato sull’azione, mentre da altri viene percepito a tratti come troppo piatto o come un anti climax.Inoltre lo sfogo emotivo della parte finale minaccia, a volte, di sforare in un genere cui Tarantino non ha mai reso omaggio prima – il genere televisivo.

Detto questo, ci sono in questo film sequenze assai spettacolari come quella con Pai Mei, e l’impressionante sprezzo di Beatrix per le leggi basilari della gravità mentre tenta di sfuggire ai tentativi di omicidio da parte di Buck. Tutto questo, combinato con i soliti e ispirati personaggi secondari di Tarantino e le tangenti che il regista prende dalla storia principale, rende il film degno di essere visto….ma non aspettatevi troppo. E’ un vero peccato che il film non sia montato con meno scrupoli: finisce per essere solamente ‘così così’ quando avrebbe potuto essere ‘eccellente’.

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The Secret Migration – un'intervista con Mercury Rev https://www.threemonkeysonline.com/it/the-secret-migration-unintervista-con-mercury-rev/ https://www.threemonkeysonline.com/it/the-secret-migration-unintervista-con-mercury-rev/#respond Fri, 01 Oct 2004 09:00:39 +0000 https://www.threemonkeysonline.com/it/bwp/the-secret-migration-unintervista-con-mercury-rev/ I Mercury Rev sono uno di quei gruppi di cui si può dire che abbiano una Storia. Il percorso dall'album di debutto Yerself is Steam all'ultima fatica The Secret Migration è stato lungo e complicato, condito da contrasti interni e sperimentazioni soniche. Il nucleo originario era costituito da sei membri: Jonathan Donahue (chitarra/vocals), Grasshopper aka […]

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I Mercury Rev sono uno di quei gruppi di cui si può dire che abbiano una Storia. Il percorso dall'album di debutto Yerself is Steam all'ultima fatica The Secret Migration è stato lungo e complicato, condito da contrasti interni e sperimentazioni soniche. Il nucleo originario era costituito da sei membri: Jonathan Donahue (chitarra/vocals), Grasshopper aka Sean Mackowiak (chitarra) e Dave Fridmann (basso, con funzioni di produttore) tuttora insieme, più David Baker (vocals), Suzanne Thorpe (flauto) and Jimy Chambers (batteria) che se ne andarono per perseguire carriere in proprio. Episodi quali il tentativo di Donahue di cavare un occhio a Grasshopper con un cucchiaio durante un volo (non stupisce che siano stati banditi dalla linea aerea) o la vacanza della mamma di Dave Fridmann sponsorizzata con l'anticipo della casa discografica per Car Wash Hair, probabilmente contribuirono almeno in parte a far prendere agli altri tre tale decisione. Con il ricambio del 'personale' arrivò anche la sterzata dai suoni art-pop dei loro primi album a sonorità più pastorali e sinfoniche. Deserters Songs del 1996 ha rappresentato il debutto del gruppo in questa nuova direzione e si è rivelato essere la loro vera consacrazione. Anche All is Dream del 2001 e l'attuale The Secret Migration sono frutto di questa nuova vena melodica con la conseguenza che il gruppo, di cui il cantante Jonathan Donohue disse a suo tempo “in Germania affermano che suoniamo come squali”, ha iniziato a produrre alcune delle canzoni più belle e accattivanti che siano state incise negli ultimi anni.

Ho incontrato il chitarrista, che risponde al particolarissimo soprannome di Grasshopper [N.d.T.: cavalletta], a Dublino per parlare di presente e futuro di questi Squali del mondo musicale.

Sorprendentemente per un gruppo statunitense, i Mercury Rev hanno deciso di lanciare The Secret Migration, tournée e album, prima in Europa che in America. Grasshopper ci spiega che sono diversi i fattori che hanno contribuito a questa decisione, non ultimo “perché qui ci piace”. In parte questa sua passione per questo continente è senza dubbio dovuta al fatto che il gruppo firmò il suo primo contratto discografico con l'etichetta britannica Rough Trade ed è tuttora più popolare qui che nel suo paese di origine, considerazioni queste confermate dal tutto esaurito delle due serate irlandesi al Vicar Street di Dublino. [I Mercury Rev] continuano anche ad aquisire nuove fette di pubblico, specialmente in Europa meridionale. Essendo l'attuale quel che si definisce l'era digitale, [Grasshopper] ci fa notare che negli Stati Uniti l'album è comunque presente su itunes. La data ufficiale di lancio del disco negli States è prevista in maggio, a coincidere con la turnée americana a supporto del gruppo britannico dei Doves.

Secondo alcune recensioni, The Secret Migration sembra meno 'dark' del precedente All is Dream, e ciò è soprattuto dovuto ai frequenti riferimenti dei testi a concetti tipo natura e amore, i quali concedono un senso di rinascita che ha portato alcuni [recensori] a chamarlo il loro album primaverile, a confronto con l'invernale All is Dream. Per quanto, come dice Grasshopper, le circostanze in cui è nato il disco non siano state così serene come molti possano credere. Parrebbe infatti che perlomeno per alcuni membri della band il disco sia stata una via di fuga da ciò che accadeva attorno a loro. “Ci stavano accandendo cose abbastanza complicate,” ci spiega, “alcuni di noi stavano vivendo esperienze strazianti a causa di lutti […] questo era il nostro modo di affrontarle”. Un'altra influenza importante sul disco è rappresentata dall'atmosfera di paura e trepidazione negli Stati Uniti post undici di settembre e dalla reazione del gruppo a questo stato alterato [di percezione] a livello nazionale. Per quanto lo riguarda, Grasshopper è preoccupato perché qualunque leggittima paura iniziale si è da tempo trasformata in paranoia eccessiva e opportunismo politico. “Non faranno saltare in aria il tuo supermercato rionale,” osserva, “è diventato un modo [per il governo] di tenerci sottomessi, sotto controllo”. La turnèe europea rappresenta un po' una scappatoia da questa mentalità oramai diffusissima, “ci fa piacere venire qua per toglierci da tutta quella atmosfera”.

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21 Grammi https://www.threemonkeysonline.com/it/21-grammi/ https://www.threemonkeysonline.com/it/21-grammi/#respond Thu, 01 Jul 2004 09:00:39 +0000 https://www.threemonkeysonline.com/it/bwp/21-grammi/ 21 grammi è il debutto in lingua inglese del regista messicano Alejandro Inarritu, il cui primo film Amores Perros, uscito nelle sale nel 2000, è stato acclamato dalla critica internazionale. La trama si sviluppa attorno i tre personaggi principali: Christine (Naomi Watts), un’ex tossicodipendente la cui vita viene sconvolta dalla morte del marito e delle […]

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21 grammi è il debutto in lingua inglese del regista messicano Alejandro Inarritu, il cui primo film Amores Perros, uscito nelle sale nel 2000, è stato acclamato dalla critica internazionale. La trama si sviluppa attorno i tre personaggi principali: Christine (Naomi Watts), un’ex tossicodipendente la cui vita viene sconvolta dalla morte del marito e delle due figliolette, Paul (Sean Penn), un professore di matematica in punto di morte alla disperata ricerca di un cuore nuovo e Jack (Benicio Del Toro) un ex truffatore trasformatosi in un fanatico religioso responsabile dell’uccisione accidentale della famiglia di Christine. La trama tortuosa del film sbalza lo spettatore avanti e indietro nel tempo mentre la terribile sequenza degli eventi si snoda e le vite di Christine, Paul e Jack si intrecciano.

Questo è un film di considerevole impatto emotivo. In 125 minuti affronta temi importanti quali l’amore, la morte, la fede, le crisi familiari, la malattia, l’uso di droghe e l’infertilità. Non c’è modo di sfuggire alla tragedia implacabile che permea la vita dei personaggi principali e delle loro famiglie. Le scene che mostrano le figlie di Christine che ridono e scherzano sono oscurate dalla consapevolezza dello spettatore di ciò che accadrà loro. Quando Jack va in chiesa e si aggrega al resto dei fedeli non lo fa con un senso di gioia. Al contrario da’ l’impressione di essere eccessivamente zelante, al punto di risultare leggermente disturbato. I sospetti dello spettatore vengono confermati quando una cena in famiglia degenera in una lezione alquanto disturbante. sugli insegnamenti di Gesù. Non fatevi ingannare, questo è un film estremamente tetro.

Di buono c’è che le interpretazioni della Watts e degli altri protagonisti sono assolutamente magnifiche. Tutti e tre riescono perfettamente a catturare e a trasmettere il dolore e la complessità dei loro personaggi. Watts è bravissima nella parte della giovane madre che a causa del lutto che la colpisce precipita di nuovo in quell’universo di alcol e stupefacenti dal quale era fuggita sei anni prima. L’interpretazione di Del Toro di un Jack perseguitato dal rimorso è del tutto convincente. Penn è al suo solito eccellente, con una tosse asmatica che lascia anche lo spettatore al tempo stesso soffocato e senza respiro.

Allo stesso modo, l’uso che Inarritu fa di tecniche cinematografiche quali l’uso della telecamera a mano e di diversi tipi di pellicola è estremamente efficace nell’aggiungere atmosfera, regalando ad alcune sequenze un tocco di stanchezza e di scolorimento e rendendo altre più tetre e introspettive.

A mio parere il difetto principale di questo film ha a che vedere con un altro dei trucchi artistici usati. Mi riferisco al modo nervoso e tortuoso con il quale il film è montato. Lo stile di montaggio fine-inizio-metà-inizio eccetera è stato usato, con eccellenti risultati, in film quali Pulp Fiction e Memento ma qui riesce solamente a negare la risonanza emotiva della recitazione. Inoltre se l’intenzione era rendere ogni scena un indizio per l’epilogo finale allora c’è qualcosa che non funziona perché il finale è alquanto prevedibile.

Nel complesso 21 Grammi è un film di una tristezza quasi inesorabile. Lo spettatore viene sottoposto ad un bombardamento costante fatto di drammi ed emozioni umane che finisce per avere un effetto stranamente stordente. Non c’è luce a fare da contrasto alla cupezza della trama. Lo spettatore si ritrova a pensare: “Oh, è terribile”, ma non è veramente coinvolto a livello emotivo. Il che non certo quello a cui il regista mirava, immagino.

Il titolo del film deriva da alcuni esperimenti condotti nel 1907 da un certo dottor Duncan MacDougall, il quale scoprì che il corpo umano, alla sua morte, sperimenta un’immediata perdita di peso di 21 grammi, cosa che, secondo il dottore, sarebbe il risultato della fuoriuscita dell’anima dal corpo. Il dottor MacDougall eseguì questi esperimenti anche sui cani e scoprì che la medesima perdita di peso corporeo non avveniva – “dimostrando” così che essi non avevano anima. Se questo significa che i cani non devono soffrire per tutta la durata di film emotivamente sovraccarichi come 21 Grammi allora posso dire beati i cani!

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