Supersize. Il potere senza responsabilità dei fast food.

A seconda del lato da cui si rigiri un cheeseburger, è il periodo migliore o peggiore per l'industria del fast food. Certo, le catene di fast food hanno preso dei gran brutti colpi ultimamente; se non altro dopo Super size me di Morgan Spurlock, che ha contribuito a rimettere saldamente sul banco degli imputati – e a togliere dai menù – gli hamburger e le patatine fritte sulle due sponde dell'Atlantico. Il film a basso costo di Spurlock ritrae l'ideatore dello show di MTV I bet you will impegnato a sottoporsi per 30 giorni ad una dieta a base di menù 'supersize' di McDonald's, con un notevole impatto negativo sulla salute. Il film è stato da molti ritenuto responsabile per la decisione preventiva della McDonald's di lanciare il menù 'GoActive Happy Meal' il giorno precedente alla prima statunitense. Con una notevole dimostrazione di preveggenza, inoltre, alla McDonald's hanno deciso di regalare in omaggio con il menù Goactive il pedometro, l'arma preferita di Spurlock, una mossa atta a controbilanciare eventuali critiche suscitate dal messaggio centrale del film, cioè che McDonald's non è in grado di dare consapevolezza ai suoi clienti sui pericoli di uno stile di vita sedentario a base di Big Mac.

Il film, grazie al quale Spurlock ha conquistato il premio alla regia al Sundance film festival, mostra gli effetti di una dieta esclusivamente a base di fast food e non si risparmia sui dettagli (ci fa vedere Spurlock che vomita fuori dal finestrino della macchina già al secondo dei 30 giorni del suo folle esperimento alimentare). Lasciando da parte le prevedibili gag sul calo della libido, il film di Spurlock è un efficace e tempestivo avvertimento dei danni alla salute che può provocare uno stile di vita basato unicamente sul junk food. Mentre il team medico aveva giudicato la salute di Spurlock sopra la media prima della sua abbuffata di cibo spazzatura, il livello di colesterolo gli era poi volato a 65 punti, era ingrassato di 11 chili e il fegato gli si era trasformato in una sorta di liquame tossico normalmente associato alle abitudini da bisboccia dei più incalliti barboni.

L'inaspettato successo del film di Spurlock è stato tale che Soso Whaley, un'addestratrice di animali e membro aggiunto del gruppo di esperti Competitive Enterprise Institute di Washington ('un'organizzazione pubblica no-profit dedicata ai principi della libera impresa e del governo limitato') si è imbarcata nei suoi 30 giorni di dieta McDonald's in risposta a Super size me. La Whaley, che sostiene di aver perso più di 4 chili e di aver abbassato il colesterolo di 40 punti, intende far uscire un suo documentario alternativo entro l'anno [Me and Mickey D è uscito negli Stati Uniti nel Maggio 2005]. Gli osservatori fanno notare che, nonostante Whaley proclami la propria autonomia intellettuale, il Competitive Enterprise Institute aveva pubblicato un comunicato stampa in cui si affermava che la Whaley avrebbe “mangiato cibo McDonald's per 30 giorni e perso peso” prima ancora che la dieta avesse inizio. La stessa Whaley si è schierata in maniera decisa a fianco dei giganti del fast food bollando gli sforzi di Spurlock come “junk scienza”.

Ospite a St. Louis del radio show di Paul Harris (“The big 550 – KTRS”), la Whaley ha attaccato Spurlock per il deplorevole assalto contro la McDonald's. “La cosa che mi fa morire è che Morgan Spurlock sostiene di perseguire una corporation o di 'salvare un paese', ma la McDonald's non possiede tutti quei ristoranti. Alcuni sono in franchising, a conduzione familiare o sono proprietà di corporation minori, quindi scegliere di impuntarsi contro la McDonald's è veramente scorretto.”

Seguendo la Legge di Moore, secondo cui non ci si può ritenere famosi come documentaristi da battaglia finché non ci si è procurati una propria fabbrichetta di reazioni polemiche, Spurlock è anche riuscito ad attirarsi le ire collettive della Tech Central Station, un 'premiato sito di news specializzato in scienza e tecnologia all'intersezione della politica pubblica.' Secondo James K. Glassman, della Tech Central Station, “Super Size Me non getta uno sguardo serio su di un vero problema di salute. E' invece un esempio scandalosamente disonesto e pericoloso di autopromozione. Con le sue buffonate Spurlock invia precisamente l'immagine sbagliata. Ci assolve dalla responsabilità per la nostra forma fisica. La colpa se siamo grassi non è nostra, è delle grandi corporation!” Tech Central, che sostiene che i conti non tornano, calcola che Spurlock avrebbe dovuto assumere più di 5000 calorie al giorno per giustificare il peso acquistato, e tuttavia anche optando per il menù più calorico Super Size, ogni giorno per 30 giorni, e facendo la colazione più abbondante ogni giorno con pasticcio fritto di patate e un succo d'arancia formato large, comunque mancano ancora più di 10 mila calorie. Tech Central Station annovera la Coca Cola e la McDonald's tra le società sponsor che godono di una fede comune nella tecnologia e nei mercati liberi (è un puro caso che le opinioni espresse sul sito combacino in maniera molto conveniente con quelle delle multinazionali sostenitrici).

E tuttavia, lasciando da parte il film di Spurlock e la recente felice ondata di libri che analizzano il ventre molle del consumo di fast food, come ad esempio quelli di Eric Schlosser (Fast Food Nation: What the All-American Meal is Doing to the World) e di Greg Critser (Fat Land: How Americans Became the Fattest People in the World), quanto in pericolo sono le industrie di fast food? La risposta, in Gran Bretagna e in America, è non molto. A marzo [2004] alla Camera dei Rappresentanti USA è stato approvato il decreto di Ric Keller, membro del Congresso per Orlando, sulla responsabilità personale sull'alimentazione (meglio conosciuto come Cheeseburger Bill). Saranno le Corti, e non il Congresso, a valutare la frivolità o meno di future cause legate all'obesità. Secondo il capo della Camera Tom Delay, la frase “me l'ha fatto fare Ronald McDonald” non sarà più giudicata una base legittima per eventuali dispute future.

Due settimane fa nel Regno Unito il garante per le telecomunicazioni Ofcom ha respinto un bando sulla pubblicità televisiva di cibo e bevande per bambini con la motivazione che, paragonato ad altre alternative, come promuovere l'esercizio fisico, un bando totale sarebbe “inefficace” alla lotta contro l'obesità. Secondo Stephen Carter, a capo della Ofcom, “chiaramente la pubblicità televisiva ha un'influenza, e altrettanto chiaramente c'è bisogno di rafforzare regole specifiche. Tuttavia un bando totale non sarebbe proporzionato né, da solo, efficace.” L'assenza di “un sistema oggettivo per categorizzare cibi precisi” risulterebbe in un bando completo della pubblicità del cibo, indipendentemente dal reale valore nutritivo o dal contributo potenzialmente positivo alla salute. In più, un bando metterebbe a rischio gli investimenti nella programmazione per bambini della televisione commerciale, riducendo in questo modo la “scelta e l'innovazione” per gli spettatori più giovani. Lo studio della Ofcom descrive l'obesità infantile come un problema sfaccettato che necessiterà di ulteriori sforzi da parte di una serie di agenzie, dipartimenti governativi e dell'industria alimentare in partnership. Secondo la Ofcom, “ le prove a disposizione dimostrano che gli spot sul
cibo hanno un effetto causale sulle preferenze alimentari, la conoscenza e il comportamento dei bambini, anche se è un effetto modesto paragonato a fattori più influenti come la dieta dei genitori.”

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