Quei momenti che scottano la lingua – Intervista a Chuck Palahniuk

Reinventare il racconto horror

Palahaniuk, dal punto di vista strutturale, è uno scrittore sperimentale, e il suo ultimo romanzo, Haunted, ne è finora il miglior esempio. Spesso si ha l'impressione che il modo in cui la storia è raccontata, sia importante per lui quanto la storia stessa. Haunted è una raccolta di racconti horror brevi, racchiusi in un romanzo. Alcuni autori sono invitati a casa di uno scrittore con la promessa di pace e tranquillità, invece si trovano imprigionati in uno strano teatro, costretti a creare racconti. “Strano come sembra, – spiega Chuck, – ho voluto che Haunted fosse composto da più trame possibili. Mi è piaciuto moltissimo scrivere il piccolo libro d
a viaggio Fugitives and Refugees, poiché associa interviste con racconti, con dissertazioni, con ricette, con definizioni, con liste, etc. Tutte queste trame tengono gli occhi del lettore ben aperti. La pagina non appare mai noiosa o minacciosa. E se al lettore non interessa un certo tipo di informazione, segue subito un'informazione di altro genere. In Haunted ho voluto simulare l'aspetto delle collezioni da “Best of”. Ad esempio, Tutte le opere di Poe.
Questi libri alternano racconti, romanzi e poesie. La narrativa con la non-narrativa. In Haunted uso una storia-'confezione' per assemblare 23 racconti brevi. Inoltre, ogni racconto è introdotto da una poesia. Ciò crea una varietà di informazione, che rende le pagine più interessanti a livello visivo. E mettere insieme un grande racconto con molte altre mini-storie mi offre la possibilità di imbattermi in una lunga serie di climax piuttosto che in un singolo climax principale da romanzo tradizionale. E poi, – scherza, – se il lettore non rimane inorridito da un climax raccapricciante, al diavolo!, ce ne sono molti altri in arrivo!”

Haunted, considerato insieme a Ninna Nanna e Diary, è parte di una trilogia di ciò che Palahniuk definisce 'racconti horror'. Classificare la sua narrativa nel genere 'horror' è davvero stimolante per una generazione che è cresciuta pensando che l'horror comprendesse a) mantello e canini appuntiti o b) un killer perverso e mascherato ossessionato da studenti liceali, e che si abbandona ad atti immorali. In che modo i suoi racconti sono racconti horror? “Considera che siamo abbastanza spaventati da alcuni argomenti, – risponde, – ma possiamo discuterne procurandoci piccoli brividi e pelle d'oca. Invece bisogna anche pensare che abbiamo talmente paura di altri argomenti che non li affrontiamo mai. Alcune paure sono talmente minacciose che non possiamo permetter loro di farsi spazio nella nostra mente. Il mio obiettivo è di superare questo confine e descrivere le paure che non siamo capaci di affrontare. Si può sostenere che il vampiro di Stoker abbia simboleggiato la malattia venerea o la migrazione degli Ebrei dall'Europa dell'Est (due vecchie teorie), e che il romanzo di King, Carrie, abbia predetto le stragi nelle scuole. Nel mio horror, voglio affrontare l'umiliazione personale ed il fallimento – una sorta di mostro interiore, in cui la vittima ed il carnefice sono la stessa persona”.

Continuando su questo tono, c'è una tradizione solida dell'horror nella letteratura anglo-irlandese, non importa se parliamo di Bram Stoker o persone come Maturin o Sheridan le Fanu, e alcuni universitari hanno suggerito che la loro narrativa si è sviluppata a partire dal bisogno subliminale di affrontare il cambiamento e la violenza propri alla società in cui vivevano (riconducendola ad esempio al problema del Nazionalismo irlandese). Dove si inserisce il romanzo horror, quindi, nell'America post-11 Settembre? “Ripeto, è la mia visione, il mio punto di vista sull'horror, – mi risponde, – ma unendo la vittima con il carnefice, voglio ricordare alla gente in modo gentile che noi soli siamo gli artefici della maggior parte dei nostri problemi. Le stesse persone che si lamentano del bisogno di importazione di petrolio, dell'effetto serra, e della guerra in Iraq sono le stesse persone che guidano un SUV [N.d.T.: jeep da città] a sei pistoni per venti miglia, per andare a comprare una confezione di latte; sono le stesse persone che mettono tre pattumiere alla settimana sul marciapiede. Se tutti riconoscessimo la nostra responsabilità nella politica attuale, questa presa di coscienza potrebbe risolvere i nostri problemi”.

Anche se può far inorridire la destra cristiana, Palhaniuk si ispira molto all'immaginario cristiano. In una intervista con i lettori del Guardian, ha commentato: “In quasi tutti i miei lavori ho cercato di reinventare le immagini, i racconti ed i temi cristiani”. Cosa lo attira verso questo tipo di immaginario? “Sono sempre molto attratto dai modelli sociali e dalla meta-narrazione che permettono alla gente di co-esistere in una comunità, – spiega, – amo essere con la gente. Ma ho bisogno di un testo, di un ruolo, di qualcosa che può aiutarmi a superare le ansie del rifiuto e della vergogna. Molte religioni e sistemi di credo forniscono un programma per alcune comunità. E i leader religiosi incarnano un modo di essere. Per esempio nel mio libro Soffocare, un personaggio recita ogni notte la propria morte e risurrezione – come il narratore di Fight Club. C'è Gesù che si concede di apparire orribile di fronte ai suoi simili. È lo scopo principale dell'incontro religioso: l'autorizzazione di apparire orribile in pubblico. Avevamo l'abitudine di andare a messa per confessare i nostri peccati peggiori, per essere ascoltati e perdonati, e quindi redenti e riaccettati nella nostra comunità. Nella maggior parte dei miei romanzi, le persone raggiungono questo stesso incontro con i loro simili, ma attraverso i nuovi forum 'religiosi' di gruppi 'in dodici tappe', gruppi di recupero, ed in Haunted, nella colonia di uno scrittore.”

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