Mentre tutto scorre, i negramaro diventano famosi

Allora non c'è bisogno per esempio di cambiare la musica, cambiare il testo… “Ma magari sì”, concede il cantante. Per esempio ci sono i gruppi italiani che vogliono cantare in inglese, lo stuzzichiamo. “Non siamo chiusi neanche a questo,” si sbilancia Giuliano, “dipende da che cosa vogliamo esprimere e da come lo vogliamo esprimere. In Italia volevamo esprimerlo così e non in inglese, se vogliamo uscire possiamo continuare al farlo in italiano perché comunque siamo fiduciosi [in noi stessi], perché ancora non si può parlare di noi come 'grandi' della storia della musica però speriamo di diventarlo, di esserlo. In quel caso speriamo di esserlo in qualsiasi lingua possiamo utilizzare, però non precludo alla lingua italiana, alla musica italiana il fatto di poter essere esportata, con tutta la sua forza e anima anche al di fuori dei contesti 'paisà, ué, volemosse bene, la pizza e il mandolino'.
Cioé a New York può andare un gruppo italiano in italiano se è grande; comunque le scelte si faranno in base a quella che è la lingua del secolo, no? Il fiorentino è stata la lingua del mondo ad un certo punto, perché erano loro i potenti, adesso i potenti sono altri e ci dobbiamo … e dobbiamo 'subire' tra virgolette. Subisce che pensa di essere in una parte del mondo in un momento storico, se tu pensi di essere nel mondo, non c'è più confine. Nasce qui la musica, o almeno la musicalità di un testo, la voglia di esprimersi con un testo”.

I negramaro alla conquista del mondo? Sembrerebbe di sì, a cominciare da una prima positiva esposizione al mondo discografico estero in occasione dell'Italia Wave di Londra, una kermesse dedicata “agli addetti ai lavori, uno showcase, insomma una nostra presentazione, c'erano i manager di mezza Europa, penso, ad ascoltarci lì e ognuno portava il proprio spettacolo. Il risultato che abbiamo ottenuto c'è sembrato buono, tutti hanno apprezzato… insomma… ci crediamo!”. Non si può certo dire che i ragazzi non abbiano grinta e ottimismo, sarà la spinta positiva del gruppo discografico italiano che li appoggia, la Sugar della mitica Caterina Caselli, l'ex 'casco d'oro' inevitabilmente associata a successi discografici e cinematografici degli anni sessanta, nonché talent-scout di successo dai primi anni ottanta (al suo attivo la 'scoperta' o 'riscoperta' o il lancio internazionale di artisti del calibro di Pierangelo Bertoli, Franco Fanigliulo, Mauro Pagani, gli Area, Enrico Ruggeri, Raf, Francesco Baccini, Ornella Vanoni, Paolo Conte, Gianna Nannini, Edoardo Bennato, Paolo Vallesi, Aeroplani Italiani, Gerardina Trovato, Andrea Bocelli, Elisa, Piccola Orchestra Avion Travel, i Gazosa).

Ermanno ci illustra come sono approdati alla Sugar e come questa sia stata una scelta ragionata: “Abbiamo scelto di firmare un contratto, di collaborare con una persona che noi riteniamo un'artista, cioè quella che ha fatto sì che succedesse quello che è successo, cioè Caterina Caselli. Poi ovvio che una sinergia c'è: tu metti la materia prima, poi, se non ci sta una persona che riesce a farla diventare usufruibile, perchè comunque siamo una società che è basata su questo concetto, è difficile comunque far diventare un sogno che è nato in una cantina una voglia, un sentire di migliaia di persone. Quindi noi ancora usiamo questi termini, tipo 'magia' per trovare, per giustificare quello che poi succede nella realtà e che non fai in tempo a capire perché poi quando stai sul palco non puoi pensare, devi soltanto fare quello che senti, perché se pensi anche un respiro di tutta la gente ti puoi anche buttare a terra”. I negramaro non hanno quindi accettato alcun compromesso inizialmente. Hanno lottato per affermare la propria identità e questo gli ha senza dubbio portato bene: dopo un primo disco, definito dallo stesso Ermanno Carlà, “ermetico”, i negramaro incidono il secondo album, Mentre tutto scorre, uscito quest'anno e già un successo, almeno qui in Italia. Il disco è il risultato di un progetto che si fonda “sull'empatia che deve necessariamente crearsi fra chi fa la musica e chi l'ascolta, nella speranza che quello che sta in mezzo venga considerato arte o comunque una manifestazione manifesta di un sentire”, spiega con qualche giro di parole Ermanno. Poi ammette che c'è stato qualcuno che li ha aiutati enormemente a realizzare quel che Giuliano e gli altri avevano in mente: “Siamo entrati in studio con quel grande produttore artistico che è Corrado Rustici, che addirittura è venuto nella nostra terra, nella nostra sala prove, e ha capito quello che c'era dentro i negramaro per poter tirare fuori qualcosa di buono, di originale, perché, lasciando stare la questione mezzi, perché poi comunque diventa tutto relativo: se c'hai i soldi puoi metterti dietro uno schermo mega-gigante e quindi fare rimanere così le persone [mima un'espressione di sorpresa, a bocca aperta]. Noi intendevamo innanzitutto prendere un impulso tanto [fa il segno con le dita per indicare pochi centimetri], ma al cuore delle persone, e piano piano ce la stiamo facendo. Noi ci crediamo molto perché comunque l'afflusso delle persone ai nostri concerti è spropositato per gli anni che noi esistiamo, che questo progetto esiste e per la diffusione che c'è stata. Quindi, crediamo in questo fenomeno, perché comunque tutto quello che stiamo proponendo è stato concepito fra le persone ed è giusto che ritorni a boomerang alle persone”.

Giuliano Sangiorgi è il creativo del gruppo, quello che scrive i testi appunto e ha visioni poetiche e musicali da proporre al resto della band. Gli chiediamo se c'è posto nella musica per la polemica, la politica, i temi sociali. “Io penso che i temi sociali vengano fuori anche da un tema d'amore fra due persone, quando c'è un cantautore che riesce a farlo […]. I testi più belli politici secondo me sono quelli in cui De Andrè non si è espresso politicamente, per citare un grande. Tutte quelle persone che si impegnano politicamente e diventano grandi scrittori del tempo, secondo me, sono quelli che con pochissime parole, che non sono effettivamente e palesemente politiche, lo sono, proprio nell'intimo. Perché politica non è proprio… [lascia sospeso]. Il termine stesso politiké in greco era proprio l'arte del vivere, del sociale, non è nient'altro. Qui c'è un problema, invece, in Italia, dove la politica è fraintesa con la partitica. La politica c'è – il fatto di non stare chiusi in una stanza ma di vivere insieme – quindi bene o male una convivenza politica c'è: politico è tutto quello che si vive, quindi anche una storia d'amore, una storia di rottura,… Si fa politica sempre”.

WOW, questi non sono una 'boy band anni novanta'. Ben regimentati da una PR che fissa gli appuntamenti con i giornalisti accreditati al Festival e che li obbliga a sedere tutti quanti in circolo invece di concedersi una doccia o alle fans che già cominciano ad affollare lo stadio, ma sensibili e preparati, agguerriti e sognatori, interpreti dei malesseri e delle speranze della loro generazione.

“La musica è il sogno di ognuno di noi, cioé chi non sogna con una musica, chi non ha abbinato ad un sogno una musica o ad una donna una canzone, ad una tristezza una canzone, per cui quello è vero territorio libero, un territorio di libertà per tutti, e può unire veramente tutti, ma non solo con la musica, anche un bel libro, cioé l'arte in genere. Bene o male siamo più forti con la musica che non con una scultura o un quadro, che comunque diventano sempre cose elitarie. Ci sono i palchi che invece si rivolgono alla gente, questa è la forza. Non è una scultura che devi andare a pagare per vedere. Sì, paghi sempre il biglietto per un concerto ma vedi persone, vedi i geni del secolo lasciare un segno, no? Penso che sia l'arte più vicina al popolo […]. 'Usami, straziami, strappami l'anima' non è una trovata figa, è un qualcosa che sta dentro le persone, questo voglio dire. Quindi quando passa una volta è come se l'avessi già sentita milioni di volte. E capita, spero, con le canzoni che hanno un grosso contenuto e non il singolo del momento. [Spero che] quello che succede ai concerti è che cantino tutte le nostre canzoni e non il singolo, come succed
e a tanti altri. Delle migliaia di persone che cantano dalla prima all'ultima canzone: questo è veramente una magia!”

E infatti un paio di ore più tardi i negramaro salgono sul palco e letteralmente infiammano lo stadio. Ma non sono solo le ragazzine infatuate a cantare le loro canzoni, mi pare di sentire una signora davanti a me canticchiare sovrappensiero il ritornello di Estate e informare il marito, un po' perplesso, che “questi sono quelli che sono andati a San Remo, sono bravi, no?”.


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