Made in Cina.

Parte Prima : i Preliminari

Scena Prima : Benedetta sia tu, Musa dei viaggiatori!
Tardo pomeriggio di una serata calda di settembre. Abigail girovaga per Chinatown e passa vicino a quell'agenzia di viaggi che l'amica Michelle ha nominato più volte. I cartelli pubblicitari sulle vetrine ammiccano ad Abigail. Tokyo. Pechino. Seul. Shanghai. Pechino. Hong Kong. Singapore. Formicolio alle dita dei piedi. Una curiosità interna di vedere come vivono 'gli altri'. Il bisogno di vedersi immersi in un ambiente estraneo. Un desiderio ardente di imparare cose nuove. Immagino che non molti amici siano ancora stati lì. Ronzio nelle orecchie, cuore che batte, mani che sudano, ginocchia che tremano, oh cavoli, un timido esitante passo in avanti e…..la carta di credito è morta (lunga vita alla carta di credito).

Scena Seconda: Vaccinazioni dal dottore.
Ahi!

Parte Seconda: Arrivarci e tornareLassù
Quali immagini di Pechino vengono in mente? Città superaffollata? Cibo cinese? Comunismo? Monumenti storici? Ancora incerta, quindi lasciatemi condividere con voi le mie impressioni su Pechino. Non è sorprendente il fatto che la maggiorparte dei luoghi finiscano per essere completamente diversi da quello che c'eravamo immaginati. Non importa quanti libri avessimo letto o quanti consigli avessimo raccolto prima della partenza.

Il mio viaggio iniziò la Vigilia di Natale a bordo di una compagnia aerea cinese. Gli attori e le scene del film in cinese non doppiato che mostravano in aereo erano molto piacevoli da guardare, ma dopo un pò non riuscii più a seguirlo e cominciai a guardare la rivista dell'aereo, anche questa completamente in cinese. Da qualche parte della Cina stanno costruendo ville lussuose, donne cinesi si abbelliscono con vestiti di Gucci e Dior, piatti deliziosi vengono preparati e la tecnologia ha raggiunto il massimo dell'avanguardia. Fantastico! Quindi che cosa ci fa questa porcheria di cibo occidentale sul mio vassoio? Haute cuisine?

Arrivo
L'arrivo all'aeroporto internazionale di Pechino è stato scioccante: l'edificio moderno ed esteticamente bello fanno dell'aeroporto Heathrow di Londra un anacronismo. Se non fosse stato per le scritte in cinese, questo posto potrebbe essere stato in qualsiasi altra parte del mondo. Le folle di cinesi tutto attorno a me confermavano che mi trovavo nella Repubblica Popolare Cinese.

“Paese che vai, usanze che trovi”. Ah sì. Decisi di fare come le persone del posto e di raggiungere il centro città prendendo l'autobus. 16 Yen invece dei 100 che avrei pagato prendendo un taxi. Il servizio navetta che porta a Pechino è appena fuori dal terminale di arrivo. Quello che non sapevo è che ci sono vari itinerari per arrivare a Pechino e io sapevo soltanto che il mio hotel era vicino alla stazione dei treni. Che cosa fai allora quando sembra che nessuno parli la tua lingua e tu non sai spiaccicare una parola in cinese? Sì, proprio così: continui a provarci. Forte. Forte e chiaro. Prima o poi qualcosa succederà. E lo fece. Qualcuno mi mostrò un cartello con i vari itinerari, così che potessi indicare di quale avevo bisogno. Un unico problema: non leggo cinese. Mi guardai attorno sconsolata, ma non disperata. Scusandosi, il signore girò il cartello e, evviva, ecco gli itinerari in caratteri latini. Sette fermate per arrivare alla stazione ferroviaria. Okay, devo concentrarmi a stare sveglia per contare le fermate.

Sulla mappa tutto sembrava così piccolo e semplice, ma avrei dovuto saperlo prima: Pechino deve essere stata costruita originariamente per giganti.

Le prime cose che ho imparato sulla mia pelle a Pechino sono :

  • i cinesi non conoscono il concetto di dire “no” (perché è maleducazione negare qualcosa, quindi ci girano attorno con diplomazia);
  • che se non pronunci perfettamente una parola, non c'è verso di essere capiti, non importa quanto simile possa essere;
  • che a Pechino fa freddo d'inverno;
  • che avrei dovuto prendere un taxi all'aeroporto.

Scesi dall'autobus alla stazione ferroviaria e chiesi indicazioni sul mio hotel e sulla strada dove si trovava. Ricevevo sempre risposte diverse: gente che mi incoraggiava a non mollare, “Continua dritto” o “ Ritorna indietro”. Dopo aver camminato per due ore ed essere passata davanti alla Piazza Tian An Men almeno tre volte, cominciai a perdere le speranze.

Ah, Dongchang'an Jie, non sono sicura si scriva così, ti ricorderò per sempre! Questa è la camminata invernale più lunga e meno piacevole che io abbia mai fatto! Stava diventando scuro e non sentivo più le dita dei piedi, perché -7ºC è -7ºC e non è una temperatura che si può prendere alla leggera. Ero vestita per l'inverno londinese ma non per quello polare. Provai allora ad attirare l'attenzione di un taxi senza sapere che si fermano solo nelle aree designate. Okay. Alla fine ne trovai una, dove ero già passata un paio di volte. Un'altra cosa che ho imparato è che fare la coda per il taxi non è di casa in Cina: è veramente una lotta all'ultimo respiro. Quindi, dopo averci provato per mezzora tra spintonate varie e quasi sul punto di piangere, riuscii a calciare due gentiluomini e a vincere un posto su un taxi. Bene. È stato più o meno come vincere le Olimpiadi. Una volta sul taxi dissi con sicurezza:“Via Xianmen, Hotel Capitol, per favore”.

(Avevo pronunciato la prima parola “Tsianmen” che suona un pò come “Tiananmen”. Questo spiega perché continuavano a darmi indicazioni per la Piazza Tiananmen). L'autista del taxi si girò scrollando le spalle. Dopo un lungo momento in cui avevo quasi perso le speranze, riuscii ad aprire il mio zaino con le palette di ghiaccio che avevo al posto delle dita e con le mani tremanti riuscii a tirar fuori il biglietto dell'hotel che mi avevano dato all'agenzia di viaggi a Londra. Se sono fortunata, pensai, il nome dell'hotel sarà scritto in cinese. Bingo. Perché non c'ho pensato prima? L'autista fa cenno di sì. Ha fatto cenno di sì. Cavolo, ha capito. Conosceva l'hotel. Mi batteva forte il cuore per la gioia. Quando il taxi partì mi misi comoda sul sedile e mi rilassai. All'angolo girammo a destra. Hotel Capitol.

Impressioni su Pechino
È la prima volta che vado in Cina e devo ricordarmi che tutta Pechino è in Cina ma non tutta la Cina è a Pechino. Sbadiglio. Devo spiegarmi un pò meglio, questi sembrano gli effetti causati dall'essere stata costretta ad un sedile d'aereo per dieci ore. Pechino è in Cina, ma essendo la Cina un paese così enorme, non tutta la Cina è come Pechino. Essendo situata a nord-est del paese e abbastanza lontano dalla costa, le temperature qui arrivano agli estremi. Se l'avessi saputo prima avrei scelto di venirci in primavera o autunno.

Pechino è una città vecchia, ma dà la sensazione di essere giovane e nella primavera della vita. Il traffico che circola attraverso le grandi arterie della città rende l'attraversamento all'altra parte una vera e propria missione. La metropolitana è fantastica. È pulita, spaziosa ed efficiente e le stazioni sono fatte di marmo. È veramente bellissima. Ci sono tanti poliziotti che girano per Pechino, ma al contrario dei bobbies londinesi, che offrono servizi come dare indicazioni e aiutare gli anziani ad attraversare la strada, la polizia di Pechino lavora per provvedere sicurezza e basta. Se si vogliono attrav
ersare gli ampi viali si devono usare i sottopassaggi o le strade sopraelevate.

La capitale imperiale è veramente affascinante: ha i più puliti, i più larghi e i più lunghi viali che io abbia mai visto. Sembra esserci un incentivo a tenere viva l'atmosfera del passato. Il contorno urbano non è alto, non alto-fino-a-raggiungere-le-nuvole come in altre città asiatiche, il che dà una certa aria provinciale ed è piacevole alla vista. Tutti i vecchi edifici sono stati curati attentamente e i nuovi dimostrano tutti una combinazione efficace di architettura all'ultimo grido con un tocco di tradizione locale. Provate ad immaginare un grattacielo di vetro futuristico con una veranda con il tetto pendente. Le piastrelle decorate e dipinte a mano si abbinano perfettamente con i templi buddisti adiacenti. Immaginate la sensazione che si prova nel passare lungo quelle mura dipinte di color vermiglio, costeggiate da alberi coperti di neve, fiancheggiate da torce rosse. Tutto brilla, è pura magia. Questo è il ritratto di una signora che si sta preparando ad accogliere i prossimi Giochi Olimpici. Un esercito di gente che sgobba per mantenere le facciate della città immacolate e per tenere sotto controllo la neve di dicembre. Sembra di essere in una favola. Davanti a me l'autista del taxi si gratta la forfora sulla testa.

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