La Lega Nord di Bossi – Storia e Mito

Cosa raccontano le fonti contemporanee a proposito della Lega medievale?

Esistono abbondanti fonti contemporanee per la Lega medievale. Le sue attività sono descritte in molte cronache, sia a favore che contrarie alle sue posizioni. La Lega stessa produsse numerosi documenti, in relazione, in particolare, ai termini di partecipazione come membri dei vari Comuni che vi aderirono. Il grande trattato di pace fra Federico I Barbarossa e la Lega a Costanza, nel 1183, sopravvive in diverse versioni.

Queste fonti ci mostrano come la Lega fosse una federazione non costrittiva. Aveva fondi finanziari e un esercito in comune; ogni città eleggeva i propri rappresentanti, che si consultavano fra di loro con frequenza regolare. Dagli iniziali 5 membri fondatori nel 1167 – Milano, Cremona, Bergamo, Brescia e Mantova – nel 1183 i Comuni aderenti erano 17. Ma si manteneva comunque una alleanza mobile e fluida. C'erano città che entravano e uscivano continuamente, o altre che non si allearono mai. Similmente, sarebbe una grossolana semplificazione classificarla semplicemente come 'anti-imperiale'. In effetti, i termini e le condizioni della maggiorparte dei patti fra le varie città e la Lega prevedono un aiuto contro nemici comuni, che, quando resi espliciti, non sono l'imperatore, ma altri Comuni. Il conflitto del 1158-76 riguardava quindi tanto le politiche locali e la guerra in Norditalia, quanto i tentativi di Federico di imporvi un regime imperiale. La pace di Costanza fu sicuramente una grande vittoria per la Lega, ma anche i suoi termini dimostrano chiaramente che i Comuni non portavano avanti una campagna per fondare uno stato lombardo separato. Al contrario, essi cercavano, e in definitiva ottennero attraverso il Trattato di Costanza, il riconoscimento di quelle che loro chiamavano le 'regalie', termine con cui intendevano costumi e privilegi locali, all'interno della pre-esistente struttura costituzionale del regno italico, dominato dagli imperatori germanici.

Per quale motivo è così potente il mito della Lega? Quanto di questo mito si basa effettivamente su fatti storici?

Virtualmente, tutti i simboli adottati dalla moderna Lega sono di dubbia veridicità storica. Ad esempio, non esiste una prova contemporanea dell'esistenza di Alberto da Giussano, la figura rappresentata sullo stemma del partito. Egli viene menzionato per la prima volta dal cronista milanese Galvano Fiamma (1283-1344), che scriveva più di un secolo dopo
l'era della Lega Lombarda. Fiamma è anche il primo ad associare Alberto con la famosa 'Compagnia della Morte'. Anche i giuramenti e il cosiddetto Congresso di Pontida del 1167, che la storiografia successiva considerò un momento cruciale nella formazione della Lega, è difficilmente autenticabile: pur essendo un evento plausibile, il suo primo riferimento inequivocabile è contenuto in un lavoro scritto persino più tardi della Cronaca di Fiamma, una Storia di Milano di Bernardino Corio (1459-1513/19). Il carroccio, d'altra parte, viene frequentemente attestato nelle fonti scritte nel periodo delle guerre fra la Lega e Federico I Barbarossa. Però, era essenzialmente un simbolo civico: ogni città aveva il suo carroccio. Non vi è alcuna evidenza che durante il Medioevo fosse mai assunto allo stato di simbolo del particolarismo del Norditalia o dell'indipendenza, alla maniera oggi presentata dalla Lega. Anzi, poichè l'esercito della Lega era costituito da contingenti di diverse città, è alquanto improbabile che essa avesse un singolo carroccio a Legnano, nonostante il fatto che i dipinti e le stampe del XIX secolo relative alla battaglia lo rappresentino spesso al centro del palcoscenico.

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