La Femminilità nell'opera di Harry Clarke, il principale esponente del simbolismo irlandese.

Clarke era un grande fan del teatro e del cinema. Realizzò poster per pièces teatrali e per la Lega del Teatro di Dublino, fondata nel 1918 e soprattutto disegnò poster per le commedie scritte da Lennox Robinson, suo caro amico. Un manifesto, in particolare, che denota l'occhio critico di Clarke per i costumi, fu utilizzato per la promozione della produzione che Lennox fece dell'opera di Pirandello Così è se vi pare nel 19279.Clarke presenta la donna della fine degli anni '20. L'elegante figura modella i capelli raccolti ed evidenzia lo stile dell'abbigliamento contemporaneo, che sottolinea il suo sfuggente aspetto androgino. La nascita delle prime eroine all'inizio degli anni '20 e l'influenza del cinema di Hollywood si ritrovano in questa illustrazione di Clarke. Il caschetto scuro e severo del personaggio è una reminescenza di uno delle prime eroine che si affermarono a Hollywood, l'attrice Coleen Moore. Lo stile dell'attrice era più un'espressione di giovinezza che di mascolinità e incarnava un'attitudine sessuale più consapevole10. L'opera di Clarke rivela che, in qualità di artista, seguiva da vicino le complicazioni della femminilità, dal fantastico all'ultra moderno.

La sensualità, il romanticismo e la decadenza dell'Art Nouveau furono indiscu
tibilmente influenzati dai dipinti idealizzati delle esponenti donne dei Pre Raffaeliti11. La bellezza e la delicatezza delle linee, insieme allo schematismo di modelli e motivi ricorrenti, furono invece adottati dall'arte giapponese12. Le possibilità lineari dei capelli resero questi ultimi una materia ideale per gli artisti che desideravano introdurre un certo gusto orientaleggiante nella propria opera. A metà del diciannovesimo secolo, artisti come Rossetti associarono la femminilità a masse di capelli folti e fluenti, come si può vedere nei suoi innumerevoli dipinti di donne. Il significato simbolico dei capelli, l'armonia che essi rappresentavano, cambiò drasticamente all'inizio del ventesimo secolo quando si modificò la rappresentazione della donna, e i capelli assunsero connotazioni più sinistre.

Durante il periodo vittoriano, i capelli simboleggiavano la morale sessuale delle donne. Pollock suggerisce che

per una donna avere i capelli sciolti era “un segnale decente e suggestivo di disordine consentito, convenzionalmente un segno della sessualità femminile”13. Inoltre, il colore dei capelli è significativo perché, per tradizione, Giuda e gli ebrei avevano i capelli rossi; per questo i capelli rossi vengono comunemente associati al peccato e al tradimento14.Tuttavia, l'aver dipinto di rosso i capelli nell'Apparizione di Gesù a Maria Maddalena (a destra) sottolinea ancor di più la consapevolezza di Clarke e la sua profonda conoscenza dell'iconografia della femminilità, della morale e della sessualità delle donne.

Per gli artisti desiderosi di incoraggiare codici morali di comportamento, i capelli erano un simbolo perfetto della figura femminile, e così facendo si evitava di ricorrere all'oscena iconografia usata da Hieronymus Bosch in età medievale. Da allora, i capelli diventarono simbolo di femminilità anche se, verso la fine del diciannovesimo secolo, iniziarono a simboleggiare per lo più i capricci dell'universo femminile. Poeti come Swinburne contribuirono a creare l'immaginario di una certa femminilità pericolosa in versi come questi:

Not fire nor iron and the wide-mouthed wars
Are deadlier than her lips or braided hair
For of the one comes poison, and a curse
Falls from the other and burns the lives of men15

In Idoli di perversità, Bram Dijkstra osserva che “il culto che si affermò alla metà del secolo di una donna superfemminile ha portato ad enfatizzare ancora di più le trecce d'oro”, cosa che si concretizzò nel feticismo dei capelli16. L'immagine dei capelli raccolti da nastri affonda le sue radici nella mitologia della Medusa che creava rappresentazioni di terrificanti donne fatali con capelli simili a serpi. Per gli artisti che si sono occupati di tematiche popolari, l'ovvia associazione fallica di Medusa – una donna mostruosa con serpenti letali al posto dei capelli – deve aver solleticato non poco la loro immaginazione.

Clarke usava il motivo dei capelli in quanto tali per simboleggiare le soffocanti trappole di una femminilità depravata liberandosi così del bisogno di introdurre immagini legate alla figura del serpente. Clarke utilizzò il motivo dei capelli fin dagli inizi della sua carriera, a partire dal 1913, quando illustrò La ballata del vecchio marinaio di Samuel Taylor Coleridge17. Nell'illustrazione 3.21, Clarke ritrae una sirena del mare ed essa era, come la descriveva Coleridge “the Night-Mare Life-in-Death … Who thicks man's blood with cold”18. Il gioco di parole che Coleridge fa trasformando “nightmare” [incubo] in “Night-Mare” [giumenta della notte] forse ispirò il cupo ritratto che Clarke fece della Vita-nella-Morte con una profusione di capelli-criniera. L'intricata massa di capelli sembra sommergere la Morte e accarezzare il corpo come le onde di un mare minaccioso.

Clarke utilizzò i capelli come una forte caratterizzazione per Ligeia, nel libro di Poe Racconti del mistero, 1919. Clarke catturò perfettamente l'essenza sinistra dei versi di Poe, “Ed ecco nell'aria convulsa della camera io vidi sciogliersi una grande massa di capelli in vivo disordine, madidi. Ed essi erano più neri delle ali di mezzanotte”19. Clarke usa il motivo dei capelli per incapsulare la storia di Ligeia. Ligeia è una donna morta, idealizzata, che attraverso una pura forza di volontà, ritorna alla vita nel corpo morto della seconda moglie del narratore. I neri capelli mortali della sublime figura di Ligeia agiscono come un'ombra che soffoca la piccola vittima maschile, suo marito. In verità, sembra esserci una montagna di capelli che si forma minacciosamente dietro la figura maschile.

Nel 1922 Clarke utilizzò la mancanza di capelli per simboleggiare la femminilità depravata.

L'ultima ora della notte figurò come illustrazione nel frontespizio di Dublin of the Future, un nuovo schema urbano per la città di Dublino, martoriata dalla guerra20. Gordon Bowe la definì come “una delle espressioni più strane dell'immaginazione”21.Clarke rappresenta una figura spettrale che scarica la sua vendetta sulla città di Dublino. La testa calva conferisce alla creatura un curioso senso di depravazione. Tuttavia, la figura è protetta nei suoi stessi capelli, che ondeggiano, staccandosi dal suo corpo straziato e inondando le strade della città desolata. Questo ricorda fortemente la scimmia dell'illustrazione che l'artista fece all'opera di Poe I delitti della Rue Morgue.Gli occhi incappucciati, la testa calva e le masse di capelli ondulati che ricoprono il corpo della scimmia rappresentano una bestialità e malignità primordiali. In L'ultima ora della notte, Clarke collega i capelli alla depravazione, distruzione e morte e questi sembrano vivere di vita propria, indipendenti dalla creatura femminile a cui un tempo erano uniti. L'attenzione che l'artista presta all'elemento dei capelli rivela la grande differenza tra Clarke e i suoi contemporanei. Il motivo dei capelli infatti, non solo fornisce un motivo ricco e al tempo stesso lineare, ma offre anche un sinistro simbolismo.

La natura, allo stesso modo, fornisce infinite possibilità creative in termini di disegno per artisti dalla fervida immaginazione, per non parlare dei simbolisti, in particolare Clarke. I progressivi miglioramenti scientifici e tecnologici alla fine del diciannovesimo secolo resero accessibili a un vasto pubblico gli studi al microscopio di piante e forme animali22. Durante la metà del 1800 la semplicità, la bellezza e la purezza dei fiori diventarono la perfetta personificazione delle qualità che più si potevano desiderare in una donna, “sorridono, ma sono in silenzio”23.

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