King Kong

King Kong si sforza disperatamente di voler essere un'epopea, ma non è che un fallimento in questo senso.

Ambientato in America all'epoca della grande depressione, il film si sviluppa in tre atti: la troupe cinematografica che veleggia verso Skull Island, le avventure sull'isola, e il drammatico finale a New York. Con una lunghezza di più di tre ore, procede lentamente e dolorosamente attraverso questo arazzo.

La prima ora è tutta occupata da Carl Denham (Jack Black) e la sua impresa di trascinare la sua troupe verso una misteriosa e segreta location. Il regista Peter Jackson non compie alcuno sforzo per spiegarci come mai metà America sia disposta a seguire quest'uomo in capo al mondo. Durante il loro viaggio verso Skull Island, siamo soggetti alla visione di folle che si accalcano attorno a vecchie mappe spiegazzate bisbigliando a proposito di malefici che si suppone avvengano nella location che stanno cercando di raggiungere. Il battello a vapore su cui viaggiano è un cliché galleggiante, inclusi il vecchio lupo di mare con un occhio solo e il mozzo birichino ma pieno di fervore, Jimmy. Per inciso possiamo notare la relazione abbozzata in maniera spaventosa fra Jimmy (Jamie Bell) e il saggio veterano Hayes (Evan Dexter Parker). A Jimmy sono offerti consigli del tipo “Devi istruirti, crearti delle opportunità”, il solito tipo di sciocchezze che si ritrovano in dozzine di melensi film hollywoodiani.

Ci presentano tutti gli altri personaggi 'umani'. Abbiamo Denham, in apparenza un temerario regista dotato di sensibilità artistica, ma in realtà fondamentalmente Jack Black strizzato in costumi anni '30 che dà un'interpretazione leggermente meno divertente del solito. Abbiamo lo sceneggiatore Jack Driscoll, che deve apparire distaccato e misterioso, ma che sembra semplicemente un idiota scialbo ed insulso, probabilmente perché interpretato da un idiota scialbo ed insulso, Adrien Brody, che pare essere convinto che sia sufficiente sussurrare e aggrottare le sopracciglia per diventare un attore serio. Abbiamo altri attori e aiutanti di bordo che emergono ma senza offrire nulla allo svolgersi della trama. L'unica salvezza, e intendo dire esattamente questo: unica, è Ann Darrow (Naomi Watts), la giovane attrice in carriera che conquisterà il cuore di Kong. Solo lei riesce ad illuminare la scena, se pur questa non sia un'impresa ardua quando è circondata da pezzi di legno.

Il nocciolo del film è rappresentato, ovviamente, dall'incontro conKing Kong su Skull Island. Sebbene la sua apparizione sia una delusione tremenda, a causa del tentativo di Jackson di aumentare la tensione nell'attesa di incontrare Kong, tentativo che occupa metà del film, e del fatto che tutti abbiamo visto i trailer. Il film scade ora ad una serie di sequenze d'azione, che più o meno si fondono in un'unica macchia sfuocata. L'amicizia di Kong e Ann, e praticamente qualunque scena che coinvolge il gorillone sono le uniche parti guardabili del film. Il tutto frammezzato da attori che blaterano insensatezze e le solite stupidaggini mentre combattono contro dinosauri, ragni giganti e indigeni turbolenti. Infine Kong viene catturato e trasportato a New York, dove si protrae la scena della sua morte.

King Kong è un film talmente brutto che sembra incredibile che duri più di tre ore. La trama avanza a stento. La sceneggiatura è goffa e forzata. C'è una totale mancanza di senso dell'umorismo, il che è un disastro in quanto non c'è neppure un minimo di dramma. La recitazione, con l'esclusione della Watts, non sarebbe fuori posto in Fair City [N.d.T.: soap opera irlandese ambientata a Dublino]. Manca interazione fra i personaggi, sostituita da banali scambievolezze fra le varie forme umane trascinate sul nostro schermo da Peter Jackson. La storia d'amore fra Ann e lo sdolcinato Jack Driscoll non ha alcun fondamento e si cristallizza sullo schermo all'improvviso solo per soddisfare le esigenze sceniche. Qualcuna delel scene d'azione sono trppo simili a immagini computerizzate: stiamo guardando King Kong o giocando a Donkey Kong sul Super Nintendo? I primi piani sono frustranti; ci sono zumate continue su particolari raccapriccianti tipo teschi umani DOPO che la telecamera li ha già inquadrati di sfuggita in precedenza. E la colonna sonora? Sembra che il compositore di quella de Il Signore degli Anelli abbia preparato in fretta e furia qualche lato B per schiaffarlo qui.

Gli elementi positivi? Beh, King Kong stesso fa impressione e le scene delle sue lotte con i dinosauri sull'isola sono emozionanti, non fosse altro per quella in cui con la presa di testa fra il gorillone e il tirannosauro gigante. Alcune riprese panoramiche della nave e dell'isola sono bellissime, in quanto girate in Nuova Zelanda, come Il Signore degli Anelli. Il che ti fa morire dalla voglia di vedere invece che questo, uno qualsiasi di quella trilogia di film tanto migliori, e ogni tanto speri di vedere sbucare all'orizzonte un hobbit che ti riporti alla Terra di Mezzo. Anche King Kong che passeggia sulle strade di New York non è malaccio, ma pure in questo caso a Jackson serve il doppio del tempo per finire il film. King Kong è un film orribile. Se, in conclusione, si dovesse tentare di ricavarne un significato, non ce ne sarebbe alcuno. Certo, c'è l'intenzione di Jackson, qualcunque questa possa essere stata, ma neanche questa viene alla luce. Se è un film d'azione, è troppo noioso ed esagerato. Se si tratta di escapismo, riportatemi nel monmdo reale, ve ne prego! Se è un film dramamtico sull'abilità dell'uomo di distruggere tutto ciò che ama, bla bla bla, Jackson ha solo da vergognarsi. Come può il film persino tentare di narrare tale idea quando il suo cast orbita attorno al film come un nugolo di elettroni, senza neppure farsi minimamente coinvolgere?

King Kong è la dimostrazione di cosa può accadere quando resta un enorme vuoto tra premesse di un film e produzione finale.