Il disarmo della politica irlandese – un'altra volta.

Poiché obiettivi ed ostacoli dei due leader erano molto simili, non sorprende il fatto che entrambi abbiano utilizzato gli stessi mezzi. Invece che dichiarare subito apertamente i loro scopi, cosa che politicamente sarebbe stata impossibile, tutti e due hanno mantenuto una facciata militante di fronte all’atteggiamento sospettoso proveniente dal basso mentre, con pazienza, spianavano la strada alla partecipazione politica. Proprio mentre De Valera rassicurava i suoi seguaci sul fatto che i repubblicani non avrebbero mai fatto parte del Dáil s
e questo comportava giurare obbedienza alla monarchia inglese, una posizione riconfermata solo alcune settimane prima che i deputati repubblicani pronunciassero obbedienti le parole del giuramento come se fosse “un vuoto cliché politico”, ai Provisionals [N.d.T.: branca del movimento repubblicano irlandese che si staccò dalla fazione più 'pacifista' nel 1969 per dare ad azioni anche violente volte alla liberazione di tutto il territorio dal dominio britannico] fu assicurato che i repubblicani non avrebbero mai rinunciato alla lotta, né sarebbero entrati a Stormont o deposto le armi se prima non si fosse raggiunto un accordo sul ritiro delle truppe inglesi. Nel frattempo i due leader guidarono il loro movimento in un lungo processo la cui logica conseguenza sarebbe divenuta col tempo chiara a tutti tranne che ai membri meno riflessivi. Patrick Pearse and the lost republican ideal [N.d.T.: Patrick Pearse e l'ideale perduto di repubblicanismo], in cui Brian P. Murphy narra le machiavelliche trame di De Valera negli anni ’20, e Una storia segreta dell'IRA di Ed Moloney sottolineano, disapprovandola, la combinazione, in entrambe le leadership, di astuzia politica e disillusione.

Benché l’odissea politica di De Valera ebbe luogo in un contesto politico radicalmente diverso, che utilità può avere nella comprensione dell’attuale processo di pace repubblicano? Per prima cosa spiega il recente clima di freddezza, diciassette anni dopo gli accordi Hume-Adams (e dieci anni dopo che il Taoiseach John Bruton [Nota del redattore: il primo ministro irlandese] dichiarò in un’intervista con l’emittente radio Cork 96FM che era stanco di parlare del “fottuto processo di pace”). Il compito di Adams è stato assai più complesso, rispetto a quello di De Valera. Mentre l’attuale leader repubblicano ha dovuto affrontare l’ala politica e quella militare del movimento, De Valera dovette solo gestire l’ala più moderata del partito. Nel 1925 quando divenne chiaro che De Valera (che era non solo il leader di Sinn Féin ma anche il presidente di quella repubblica irlandese rimasta in vita, per lo meno nella mente dei suoi sostenitori, dai tempi della guerra civile) stava pensando di entrare a far parte del Dáil del Libero Stato, l’IRA ritirò la propria fiducia nel governo nazionale di De Valera, conferendo la sovrana autorità della nazione al comando dell’esercito, dove era sempre stata fino ad allora. Le strade di De Valera e dell’IRA si divisero in una delle poche scissioni non segnate dalla violenza. Di conseguenza, quando De Valera dichiarò la propria intenzione di far parte del parlamento del Libero Stato dovette affrontare solo l’opposizione politica all’interno del Sinn Féin dove un’esigua maggioranza si dichiarò contraria alla sua decisione, permettendogli così di guidare i suoi seguaci più pragmatici all’interno di Fianna Fáil.

Quello che spesso sfugge ai politici di oggi, i quali sostengono con forza che i Provisionalsdevono avvalersi di mezzi esclusivamente costituzionali prima di esercitare il potere, è che ci sono voluti dieci anni, la metà dei quali passati al governo, prima che Fianna Fáil si decidesse a prendere posizione contro l’IRA. L’assassinio di Kevin O’Higgins costituisce un esempio dei rapporti fraterni che intercorrevano tra le due organizzazioni politiche dopo la scissione del 1925. Uno dei tre assassini dell’IRA, Timothy Coughlan, era un importante attivista di Fianna Fáil. Quando un anno dopo, in seguito ad una sparatoria con un informatore della polizia, Coughlan morì, una delle branche del partito fu dedicata alla sua memoria. Tra il 1927 e il 1935 esponenti politici “vagamente costituzionali” di Fianna Fáil si opposero ai tentativi della polizia di sgominare l’IRA, rifiutarono la legittimità della “giunta” del Libero Stato, e goderono nel delegare al governo de facto e ai suoi “cosidetti” ministri durante i dibattimenti al Dáil. L’elezione del partito nel 1932 fu, in parte, il risultato dell’entusiasta sostegno degli attivisti dell’IRA e in parte frutto dell’insoddisfazione pubblica nei confronti di goffi tentativi del governo pro trattato di sopprimere il repubblicanismo con la forza. La prime mosse politiche di De Valara come presidente del libero stato furono in primo luogo quella di ordinare la liberazione di tutti i prigionieri dell’IRA, decisione in seguito alla quale essa tornò ad essere un’organizzazione legale, e in secondo luogo il tentativo di convincere l’IRA stessa ad unirsi a Fianna Fáil. Solamente nel 1936, dopo quattro anni di intransigenza da parte dell’IRA, De Valera decise di bandirla (probabilmente in seguito ad una nutrita serie di atti di violenza immotivata).

Contrariamente a quella di De Valera la leadership di Adams non ha mai goduto della stessa libertà di manovra. Il fatto che l’ala politica e militare dei Provisionals non fossero, come nel caso di Fianna Fáil e dell’IRA, elementi della stessa grande famiglia repubblicana ha reso l’attuale processo di pace molto più precario e complesso. Mentre De Valera poté immediatamente dichiarare apertamente, alla fine della guerra civile, che la via verso progresso passava dalla lotta politica e non da quella militare, il movimento provvisorio ha impiegato anni di complicati negoziati interni per promuovere un’idea così estranea. Quando, negli anni ’80, Adams volle mettere fine all’astensionismo poté farlo solo dopo essersi assicurato l’approvazione della maggioranza decisiva di Sinn Féin. Mentre De Valera poté tranquillamente separarsi dall’IRA e dagli irriducibili di Sinn Féin, Adams non ha mai potuto lasciarsi nulla alle spalle se non un’esigua minoranza senza rischiare di condividere il medesimo destino di Michael Collins. un altro leader repubblicano.

D’altra parte l’intricata natura dell’ala politica e militare del repubblicanismo ha dato ad Adams alcuni vantaggi dai quali tuttora trae beneficio. In primo luogo la leadership repubblicana è stata in grado di utilizzare l’'etica' militare dell’IRA per creare una solida macchina di partito ed arginare il dissenso interno. I politici di Sinn Féin non si oppongono mai apertamente alle decisioni del partito e pochi fra quei repubblicani disillusi dalle politiche e dai metodi della leadership provvisoria esprimono le loro obiezioni in pubblico. Farlo, come hanno avuto modo di scoprire scrittori quali Anthony McIntyre (il cui sito web, The Blanket, rimane una delle poche voci alternative del repubblicanismo), richiede la volontà di affrontare intimidazioni e accuse di tradimento. Un secondo vantaggio è che poiché tutti i partiti del processo di pace (ad eccezione, pare, di Sinn Féin) accettano il fatto che Adams parli a nome dell’IRA provvisoria, al partito stesso è stata concessa una posizione privilegiata nella gestione del processo di pace, esercitando in tal modo un effettivo veto sul suo percorso.

L’incredibile lentezza del processo di pace prima del 1998 fu in parte dovuta alla necessità di adeguarsi al passo dell’IRA. (E’ necessario sottolineare che questa non fu l’unica ragione di questa lentezza: gli unionisti e il governo inglese hanno ripetutamente frenato il processo di pace ogni qual volta hanno ritenuto fosse nel loro interesse farlo.) Il fatto che in questo periodo Adams, non meno che De Valera, abbia dovuto lottare con l’eredità metafisica del credo repubblicano è qualcosa di cui il governo irlandese e quello inglese sono consapevoli. Ma negli ultimi tempi l’impazienza di entrambi i governi e di altri osservatori chiave (gli irlandesi d’America) è cresciuta. Perché, se la leadership dei Provisionals ha fatto concessioni davvero storiche (dall’acc
ettazione di un accordo separatista al disarmo volontario) durante gli ultimi sette anni si è assistito solo ad approcci, per altro molto cauti, nei confronti delle questioni meno pressanti, quali ad esempio l’adesione delle forze di polizia, necessaria per la piena realizzazione dell’accordo? Le risposte dei repubblicani sono ben note: l’influenza negativa dei securocrati, la scarsa disponibilità degli unionisti a condividere il potere coi cattolici, l’incapacità de governo inglese di realizzare pienamente l’accordo, il timore del governo irlandese della sfida elettorale posta dal Sinn Féin e così via. Molte di queste argomentazioni hanno un fondamento reale ma, a meno che il processo di pace non venga considerato una cospirazione da parte di tutti gli altri partecipanti per relegare i Provisionals in un limbo perpetuo, non spiegano in modo convincente l’attuale situazione di stallo. Inoltre mentre i repubblicani incolpano del fallimento tutti gli altri partecipanti al processo (eccetto gli irlandesi d’America), attualmente tutti gli altri partecipanti (compresi i politici americani di origine irlandese) considerano il movimento repubblicano il maggior responsabile.

In altre parole, perché, dopo averlo negoziato, i repubblicani non hanno concretizzato l’accordo? Forse perché il potere politico di Sinn Féin è stato potenziato dal processo di pace piuttosto che dalla pace in sé per sé. Il breve periodo seguito all’accordo di Belfast ha visto per la prima volta i repubblicani sostituire i nazionalisti costituzionali a capo del partito leader dei cattolici del nord del paese. Ma cosa c’è dietro al processo di pace? Per De Valera l’obiettivo era chiaro: conseguire una maggioranza parlamentare che gli facesse ottenere (piuttosto che condividere) il potere, creare uno stato repubblicano e perseguire rivendicazioni politiche. Nonostante le sue mancanze, l’attuale leadership repubblicana non può essere accusata di non possedere la pazienza e le abilità strategiche di De Valera. In seguito all’accordo del Good Friday, Sinn Féin è passato dal ruolo di partecipante al processo di pace a quello di 'padrone' (o di 'amministratore' secondo le più eleganti parole di Adams). I leader repubblicani, per lungo tempo ostracizzati, oltre ad aver già goduto dell’accesso alla carica di Taoiseach, di primo ministro e presidente, della cospicua attenzione dei media nazionali e internazionali piuttosto che della censura, del crescente supporto elettorale a nord e a sud piuttosto che dell’emarginazione, allo stesso tempo hanno anche usufruito dei vantaggi pratici derivanti dal possedere un esercito privato. In breve: il processo di pace ha procurato ai repubblicani più potere di quanto ne abbiano mai avuto in qualsiasi fase del conflitto.

Cosa accadrà dopo lo scioglimento dell’IRA e dopo la piena realizzazione dell’accordo? Mentre De Valera riuscì a far convergere nel Libero Stato le aspirazioni di cattolici, gaelici e nazionalisti, Sinn Féin diventerà uno dei quattro partiti nel panorama relativamente piatto dominato da un esecutivo disposto a condividere il potere, capace solo di piccoli adattamenti all’amministrazione di uno stato separazionista. Rafforzerà anche il suo ruolo di forza minore nella politica del sud del paese. Forse non certo un futuro dei più brillanti ma al quale la maggior parte degli abitanti del Nord, repubblicani o meno, difficilmente direbbe di no e che metterebbe Sinn Féin in una posizione ideale per il raggiungimento dei suoi scopi principali, rispetto ad altre alternative meno appetibili. Inoltre eventi recenti, incluso il rifiuto del Partito Unionista Democratico (DUP) di scendere ad un compromesso con i repubblicani per riavviare il processo di pace, la rapina alla Northern Bank, e l’apparente disponibilità del governo inglese e di quello irlandese a rivedere una strategia che, benché inizialmente efficace, ha posto Sinn Féin e il DUP di Ian Paisley al centro della politica nord irlandese, hanno dimostrato che il processo di pace, a prescindere da ciò che ha significato per i repubblicani, non poteva prolungarsi all’infinito.

Se lo scioglimento dell’IRA e la piena realizzazione dell’accordo del Good Friday avverranno presto, cosa che oggi come oggi sembra probabile, l’omicidio di Robert McCartney sarà ricordato come il punto di svolta.

[Nota dell'editore: L'articolo è apparso in lingua inglese sull'edizione 13 di Three Monkeys Online, nell'aprile 2005]


Glossario italiano di termini irlandesi

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