Il colore rosso – storia della cocciniglia

I progressi della scienza erano, in ultima analisi, tutti tesi a sciogliere l’enigma cocciniglia: “Quando nel XIX secolo furono inventate le tinture artificiali a b
asso prezzo”, dice la Greenfield, “divenne inconcepibile che qualcuno rischiasse la vita per un colore, come era accaduto per la tintura di cocciniglia. Fu allora che essa cominciò a scomparire. Senza più un mercato, non ebbe più senso coltivarla e a metà del XX secolo la cocciniglia era diventata assai rara, anche nello stesso Messico”.

È interessante notare che l’accesso a tinture più commerciali e a basso costo portò un cambiamento nel valore culturale attribuito al rosso. “Quando qualcosa di raro diventa comune perde il proprio prestigio, quindi la reputazione del rosso fu compromessa dall’invenzione delle tinture artificiali”, dice Greenfield, ma il declino di questo colore fu un fenomeno più complesso: “Tra le nuove tinte sgargianti, quelle che più disturbavano le élite vittoriane erano i nuovi rossi. In parte perché questo colore era molto popolare tra immigranti, appartenenti alla classe operaia e persone di colore, che prima di allora non si potevano permettere abiti rossi. Inorriditi all’idea di confondersi con il volgo, i nobili vittoriani voltarono quindi le spalle al rosso, sostituendolo con il nero, il blu, il grigio e i colori pastello.
Il declino del rosso fu dovuto anche al suo antico legame con il sesso, la violenza e la passione. Per secoli questa associazione era stata contrastata dalle principali caratteristiche del colore: la sua rarità, la sua bellezza e il suo legame con il potere e con lo status. Ma quando il rosso non fu più così raro, queste vecchie idee riemersero e, nella mente vittoriana, esso fu associato alla volgarità, alla promiscuità e ad un basso ceto sociale”.

A Perfect Red è il sogno di ogni editore, in quanto combina la ricerca storica ad argomenti quali l’imperialismo, la pirateria, le avventure di cappa e spada e altro ancora. Come tale, fa parte di quell’ondata di libri non fiction e molto popolari che stanno invadendo quegli spazi tradizionalmente riservati ai romanzieri. All'Hay Festival del Guardian, Kazuo Ishiguro è addirittura arrivato a insinuare che i lettori di oggi hanno paura di tutto ciò che è “fantasioso”. “Ho orrore di quelle storie che si allontanano dai fatti reali per gettarsi in sfrenati voli di fantasia ma non condivido neanche l’opinione per cui la vera storia non deve contenere particolari fantastici”, dice la Greenfield. “Unire tutti i frammenti sopravvissuti alla devastazione del tempo è un lavoro difficile che richiede introspezione e intuizione e dosi non piccole di immaginazione. Il trucco, naturalmente, prevede che il bravo storico rispetti certi limiti, che si guardi costantemente dal dato conosciuto e che cerchi continuamente prove ulteriori che confermino o confutino la storia che egli ha costruito. Sembra che oggi come oggi ci sia grande interesse per la buona storia. E il fatto che attualmente vengano pubblicati parecchi racconti storici vivaci e accessibili a tutti è un vantaggio. Ma credo che vi siano ragioni più complesse. Viviamo in un’epoca in cui la verità viene spesso rovesciata dai curatori di immagine, dal marketing e dalla censura. Inoltre lo stile di vita attuale ci allontana da quelle cose che una volta davano significato alla vita: non sappiamo da dove viene il cibo che mangiamo o dove vengono fabbricati i nostri vestiti, non sappiamo chi ha costruito le nostre case o come appariva il territorio prima che esse fossero costruite; spesso non conosciamo i nostri vicini o i nostri parenti più lontani. La gente ha fame di storie che spieghino come funziona il mondo e che li rifacciano prendere contatto con il passato. Immagino che sia questo il motivo per cui leggono libri ad argomento storico.”

Three Monkeys Online pone alla studiosa di storia la classica domanda che pone a scrittori, musicisti e giornalisti: da chi sono stati influenzati? Amy Butler Greenfield è felice di rispondere. “Tra gli storici quella che leggo più volentieri è Eileen Power, il cui libro, che descrive in modo brioso e dettagliato la vita durante il Medioevo, mi ha fatto davvero toccare con mano questo periodo storico. I libri sul capitalismo e la civilizzazione di Fernand Braudel mi hanno fatto capire più a fondo cosa la storia potrebbe fare. Ammiro molto anche Edmund Morgan, Sir John Elliott e J. H. Parry, la cui prosa è piena di grazia, e che si pongono le domande giuste. Ho imparato molto anche dai lavori di Thatcher Ulrich, Claire Tomalin, Lisa Jardine, Daniel Boorstin, e Jacques Barzun.”

La Greenfield, che casualmente proviene da una famiglia di tintori, ha una vera e propria passione per la storia della cocciniglia e per il colore rosso. Infatti, come gli intrepidi avventurieri del XVII secolo che corsero grossi rischi per trovare l’origine di quella misteriosa tintura, anche lei ha corso un notevole rischio per recarsi in Messico, nella città di Oaxaca, che una volta era il centro della coltivazione della cocciniglia. Anche se è restia ad ammetterlo, la Butler Greenfield soffre infatti di una malattia immunitaria che le rende il viaggiare, tra le altre cose, pericoloso. Finita la prima stesura del libro, nonostante il parere contrario del suo medico, l’autrice ha deciso di andare a Oaxaca, la patria del rosso perfetto. “Durante il viaggio sono stata molto male e mi ci è voluto molto tempo per riprendermi, ma è valsa la pena vedere quelle vette frastagliate e quelle antiche città e parlare con quegli amici di Oaxaca con cui ero in corrispondenza mentre scrivevo il libro,” rivela. “Ho visto per la prima volta la cocciniglia dal vivo e ho conosciuto i tintori di Oaxaca che molto generosamente hanno condiviso con me la loro conoscenza e le loro tecniche. Nel 1770 una spia francese, che cercò di rubare la cocciniglia al Messico, descrisse Oaxaca come la terra dell’ “eterna primavera”. Per una come me, abituata al Nord”, conclude dandoci un ulteriore segno di quanto l’influenza del rosso sia potente, “Oaxaca è come un luogo di sogno, un posto in cui si sentono gli uccelli cantare, pieno di vigneti e della musica di tanti linguaggi, in cui le persone si ritrovano nella piazza centrale dopo il tramonto, godendosi la notte dolcemente temperata.”


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