Guantanamo. E' importante rifletterci su.

A Guantanamo i detenuti, nel nome di una supposta operazione di raccolta di informazioni, sono stati sottoposti a violenza fisica, deprivazione del sonno e varie differenti umiliazioni. Nel libro di Rose, Guantanamo, uno dei 'Tre di Tipton', Shafiq Rasul, descrive, per esperienza diretta, come funzionava il sistema di raccolta di informazioni a Guantanamo. Vale la pena di riportarlo per intero:

“Gli incaricati ad interrogarlo gli dissero che l'intelligence americana era venuta in possesso del video di un incontro avvenuto nel 2000 tra Osama bin Laden e Mohamed Atta, il capo dei dirottatori dell'Undici settembre. Dietro a Bin Laden c'erano tre uomini e qualcuno ipotizzò che non fossero altri che Iqbal, Rasul e Ahmed.

Tutti e tre gli uomini furono messi in isolamento per tre mesi nella sezione speciale di Camp Delta, dove le pareti delle celle sono di metallo solido anziché rete metallica, e l'unico contatto umano era con i loro aguzzini. Per i tre mesi seguenti sarebbero stati costretti a subire tutto ciò mentre i loro custodi infierivano su di loro con un nuovo tipo di violenza […]

“[Secondo Rasul] Non c'era un sistema di aerazione: si arrostiva lì dentro. Un aguzzino mi disse che tutti quelli che erano in Afghanistan erano colpevoli delle morti dell'Undici settembre, anche le donne e i bambini vittime dei bombardamenti americani. Ma, mi dissero, la mia posizione era di molto peggiore, poiché l'incontro di quel video riguardava i preparativi per l'Undici settembre, e un mucchio di gente gli aveva raccontato che ero io il tipo con la barba dietro a Bin Laden. Gli dissi che nel 2000 non avevo lasciato il paese [UK], che lavoravo al negozio Currys di Wednesbury, dove sicuramente c'erano documenti relativi al mio impiego, e frequentavo la University of Central London. Mi risposero che avrei potuto falsificare quelle carte, che qualche mio collega in negozio avrebbe potuto alterare i dati della ditta e avrei potuto viaggiare con un passaporto falso.”

Alla fine, con il protrarsi dell'isolamento ed il completo dispiegamen
to di tecniche interrogatorie [descritte con dovizia in altre parti del libro di Rose], Rasul cedette, come racconta. […] 'Arrivai al punto in cui proprio non avrei potuto sopportare altro. 'Fate quel che dovete fare', gli dissi. Ero rimasto lì seduto per tre mesi in isolamento, così gli faccio, 'Sì, sono io. Fate pure e processatemi.'” [Guantanamo – pagg 118-119]

Fortunatamente per i 'Tre di Tipton', l'intelligence militare britannica intervenì in seguito con prove documentate che i tre non avrebbero potuto avere niente a che fare con quel video.

“Penso inoltre – prosegue Rose – che ci sia un fondamentale errore di percezione sulla natura del terrorismo islamico, che accompagna le modalita usate[dall'intelligence militare americana]. Si sono figurati Al-Qaeda come questa struttura gerarchica altamente organizzata e ramificata, quando naturalmente non è niente del genere. Quel che è, essenzialmente, è un'idea. Alla fine degli anni Novanta, fino al 2001, in Afghanistan cominciava a trasformarsi in un'organizzazione genuina, ma poi, avendo perso il supporto dello stato e della base, si disperse ai quattro venti. Quindi la maggior parte della gente in Afghanistan nel 2001 non potrà proprio sapere, per definizione, che tipo di minaccia provenga dal terrorismo islamico, da dove potrebbe venire e chi la potrebbe guidare. La posizione è cambiata completamente come risultato della guerra in Afghanistan.”

Ostruzione della giustizia

Niente di tutto questo porta a suggerire che a) il terrorismo islamico non esiste, o b) non ci sono pericolosi individui che devono essere fermati. E allora, a proposito di quelli che hanno a che fare con il terrorismo: non dovrebbero trovarsi a Guantanamo? Beh, sembra che persino l'amministrazione Bush non la pensi così. “Negli anni 2002-2003 sono stati catturati parecchi 'autentic'i uomini cardine di Al-Qaeda – spiega Rose – incluso Khalid Sheik Mohammed, che pianificò l'Undici settembre; Ramzi bin Alshib, che divideva l'appartamento con Atta ad Amburgo e membro della cosiddetta 'cellula di Amburgo', il quale sarebbe dovuto essere uno dei piloti se fosse riuscito ad ottenere un visto; Abu Zubaydah, che era il capo delle operazioni per Osama bin Laden. Sono tutti nelle carceri americane, insieme con vari molti altri. Non sono mai stati neppure lontanamente nei paraggi di Guantanamo, nessuno sa dove si trovino. Si dice che siano nelle cosiddette prigioni galleggianti sull'Oceano Indiano, o a Diego Garcia, la colonia britannica nel Pacifico. E' stata utilizzata una base americana in Tailandia.”

Strano che Rumsfeld, ribattendo alle critiche sull'avviamento di Guantanamo nel febbraio del 2002, sia andato a raccontare al popolo americano che i detenuti erano “fra i più pericolosi, malvagi, meglio addestrati assassini sulla faccia della terra”. In verità, come dimostra Rose nel suo libro, uno sguardo più attento alle squadre di raccolta di intelligence di Guantanamo e ai loro metodi, caratterizzati da inesperienza e preferenza per metodi di coercizione, pare indicare che i detenuti non venissero considerati di alto livello intellettivo. Per esempio, per gli interrogatori a Guantanamo si servivano abitualmente di interpreti, e non necessariamente interpreti completamente qualificati (spesso essere di lingua madre araba costituiva già una qualifica sufficiente). Rose ha parlato con un ufficiale dei servizi segreti che ha commentato “Eppure stanno ancora usando interpreti a Gitmo, cosa le fa pensare? Che non pensano che le persone là siano molto importanti”.

E tuttavia il sistema impiantato dall'amministrazione Bush, con l'enorme sprezzo per le leggi sia nazionali che internazionali, e l'impiego della tortura, da Guantanamo a Abu Ghraib, mette in difficoltà e ostacola i casi contro i veri terroristi. “E' una cosa interessante – spiega Rose. – Questo è l'altro lato della medaglia, del modello Guantanamo, e delle altre prigioni in questo gulag segreto che rappresentano la negazione della legge e del processo di rafforzamento giuridico necessario a condurre di fronte alla giustizia i terroristi. L'altro lato della moneta è che queste persone, gente come Khalid Sheik Mohammed e Ramzi bin Alshib, che si sono vantati apertamente di aver preso parte all'Undici settembre, non sono stati per niente portati a giudizio. I rappresentanti delle famiglie dell'Undici Settembre, gli avvocati che stanno cercando di fare causa alle varie banche arabe che finanziarono Al-Qaeda, le persone che hanno avuto un enorme ruolo nel cercare di rendere il più possibile pubbliche le informazioni attraverso la Commissione 11 settembre, sono tutti veramente infuriati. Vogliono giustizia. Vogliono portare alla sbarra i colpevoli, ma è chiaro che non succederà. Perché non succederà? Può essere benissimo perché questa gente è stata trattata così male che nessuna corte potrebbe processarli. Che l'America, in realtà, non vuole vedere cosa gli è capitato. La fine che ha fatto questa gente è un mistero completo.”

Il futuro di Guantanamo

Rose, un giornalista professionale e colto, apre il suo libro su Guantanamo con una citazione di Hermann Goerring dal processo di Norimberga. Nel corso del libro, quando esamina i motivi dietro Guantanamo, e i risultati, suggerisce dei paralleli con il pensiero del Terzo Reich. Dei paralleli che a molti potranno risultare offensivi, ma sono giustificati? “Non insisto sul parallelo – precisa con cautela. – Il fatto è che non c'è nessuna prova che la stragrande maggioranza dei detenuti abbia compiuto qualcosa che possa essere descritto in maniera convenzionale come terrorismo. Sono ritenute delle persone che potrebbero, in futuro, commettere qualche forma di crimine. Persone pericolose. Che è esattamente la logica usata dai nazisti quando costruirono i campi di concentramento. Sono delle provocazioni, in qualche modo, ma l'assenza di un processo legittimo e la natura preventiva delle detenzioni mostrano certamente dei paralleli con la Germania nazista. Chiaramente non ci si può spingere più di tanto. Nonostante io non condivida molti aspetti della condotta della cosiddetta 'guerra globale al terrore' da parte dell'amministrazione Bush, non siamo ancora scivolati nel fascismo. Stanno succedendo però molte cose parecchio preoccupanti. La violenza diffusa a Guantanamo e in altri centri di detenzione. Abbiamo visto negli ultimi 3 giorni [20 maggio 2005] una storia orrenda uscita sul New York Times che descrive l'omicidio di due prigionieri nella base aerea di Bagram in Afghanistan, base aerea per la quale gran parte dei prigionieri di Guantanamo è passata. Sappiamo quel che è accaduto ad Abu Ghraib. E' chiaro che Guantanamo non è un caso isolato, ma piuttosto parte di un sistema sviluppatosi ben presto dopo l'Undici settembre, sistema nel quale le normali regole della Costituzione americana e delle leggi internazionali erano semplicemente ignorate. Mentre l'amministrazione Bush ha continuato a insistere che i casi dimostrati di torture e abusi erano il prodotto di alcune mele marce, molti osservatori credono invece che i documenti emersi dall'amministrazione vanno a confermare in maniera decisa che i torturatori stavano seguendo un filo ideologico dato. Gli abusi non solamente non venivano sanzionati, ma erano incoraggiati. Ci si può spingere fino ad un certo punto con la similitudine coi nazisti, ma ci sono similitudini preoccupanti.”

E' importante segnalare i problemi fondamentali del sistema rappresentato da Guantanamo,
perché ci sono tutti i segnali che si stia diffondendo. “Penso che ci siano buone probabilità che Guantanamo rimanga lì per sempre, o perlomeno per il prossimo futuro – dice Rose, rassegnato. – La Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito, l'anno scorso [ giugno 2004] che la Costituzione americana dopotutto si debba applicare per tutti i prigionieri non americani detenuti a Guantanamo. Ma questo non ha portato, come speravano alcuni all'epoca, ad un'apertura dei cancelli o a qualche sensibile miglioramento delle condizioni dei detenuti o a qualche vero cambiamento nel modo molto severo in cui vengono rivisti i casi. Quel che è stato fatto dal governo è stata l'istituzione di cosiddetti 'tribunali per la revisione dello status di combattenti', in gran parte organi senza significato, che in teoria dovrebbero decidere se qualcuno debba rimanere detenuto. Non ci avviciniamo in nessun modo, nemmeno lontanamente, al tipo di tribunale che la Convenzione di Ginevra prevede per coloro che non sono ritenuti regolari prigionieri di guerra. Ci saranno sicuramente ulteriori discussioni che arriveranno alla Corte Suprema sul tema delle procedure da seguire per decidere se qualcuno debba continuare ad essere detenuto a Guantanamo. E al momento tutto indica che la Corte probabilmente si rimetterà all'esecutivo quando sarà il momento. Il secondo fenomeno che si sta sviluppando sono queste commissioni-tribunali militari, questi processi di persone di Guantanamo. Al momento sono sospesi, perché se ne sta discutendo la costituzionalità. Il caso di prova riguarda un uomo di nome Salim Ahmed Hamdan, che era l'autista di Osama bin Laden. Dice di non essere mai stato un terrorista e che guidava solamente per mantenere la famiglia. Questo caso deciderà la legalità o costituzionalità delle commissioni che lo dovrebbero processare, e si dovrebbe arrivare alla Corte Suprema fra circa un anno. Quindi tutto è più o meno fermo. Credo però che l'Amministrazione si aspetti che tutto giri per il verso a loro favorevole e che potranno continuare ad utilizzare Guantanamo come una struttura utilissima. Nel frattempo stanno spendendo milioni di dollari nella costruzione di nuovi blocchi di celle, costruzione ad opera di, manco a dirlo, Kellg, Brown & Root, una sussidiaria dell'ex società del vice presidente, l'Halliburton. Penso che non se ne andranno molto presto.”

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