Dal Chiapas a Mexico D.F.

Oaxaca, impronunciabile capitale dell’omonimo stato, è una cittadina coloniale, vivace e raffinata. Il cibo è ottimo: alle bancarelle sulla via del mercato fanno la tlayuda, una specie di piadina con il salsiccione, invece che le solite tortillas, 1000 punti! Un'altra specialità è il mezcal, liquore, come la tequila, distillato dall'agave, che nella versione originale contiene il gusano, un verme elegantemente adagiato sul fondo della bottiglia che i machos si contendono, a dimostrazione della loro rispettabilità. Grazie ad un malinteso, invece di pollo fritto ed un assaggio di mezcal, ne ordiniamo una variante al pollo: non ci sono parole per descrivere il retrogusto di una sorsata di questo liquore micidiale!

Da Oaxaca, visitiamo Mitla (rovine zapoteche che si mischiano a case e chiese costruite dalla Conquista in poi) e Monte Albán (ancora Zapotechi, ma questa volta su un monte alla confluenza di tre valli; grosse piattaforme con ampie scalinate sostenevano i templi e le abitazioni dei potenti – niente piramidi da scalare, altri 1000 punti!!).

Da qui, il piano era quello di passare a Puebla, a metà strada sulla via di México Ciudad. I nostri intrepidi viaggiatori riescono a imbarcarsi sul bus di mezzanotte per la ridente cittadina di Puebla (4-5 ore di viaggio, popolazione circa 1 milione), e come al solito si abbioccano malamente. Alle 7 di mattina il bus entra in un agglomerato urbano, madonna quant’è lontano il terminal dei bus dalla periferia….. ah, adesso ci siamo, ma cosa dice su quella parete? Bienvenidos a México Districto Federal ????? 22 milioni di abitanti, 2000m slm, un traffico indescrivibile, ed una reputazione da città violenta e inaffidabile, ….PANICO! Zainoni sulle spalle, un residuo di vendetta di Monteczuma dai bagordi mangerecci di Oaxaca, una guida 'intellettuale' della Clup vecchia di 6/7 anni ci dirigiamo verso la Metropolitana (easy, ci sono i cartelloni) e ora, dove si va? Niente paura, nessun danno questa volta, e ci siamo trovati un alberghetto in pieno centro, a due passi dall'immenso Zócalo. México DF non è quel mostro che tutti dipingono. Sí, l´atmosfera è quasi irrespirabile, tra l´altitudine e l´inquinamento, ma la metro funziona da Dio e ti puoi girare tranquillamente tutta la cittá. Il centro è sempre animato, tra negozi, bancarelle, i famosi taxi-maggioloni che sfrecciano ai semafori e gente, tanta, tanta gente in giro per le calles, che sembra prendere la vita e i suoi problemi un po' così come vengono, a dispetto della povertà e disuguaglianza.

Il 13 di agosto, due giorni dopo il nostro arrivo, è il quattrocentottantesimo anniversario della caduta di Tenochtitlán: l'ultimo re atzeco, Cuauhtémoc, si arrende al perfido Cortés, una carneficina che si commemora nella Plaza de las Tres Culturas, dove una placca ricorda che “Questa non fu né un trionfo né una sconfitta
, ma la dolorosa nascita della nostra nazione mestiza”, grandi parole, ma vallo a chiedere agli indios di Bartolomé, quelli senza l'anima, o ai discendenti Maya che abbiamo incontrato lungo la via dallo Yucatan in qua, privati anche del diritto di parlare la loro lingua! Pare che in una quindicina d'anni dall'arrivo di Cortés, la popolazione messicana sia diminuita di 5-8 milioni di unità: più che 'dolorosa nascita della nazione mestiza' io lo chiamerei genocidio … Comunque sia, della celebrazione nessuno parla in città e neppure i turisti sembrano in allarme, tant'è vero che quando arriviamo alla Plaza de las Tres Culturas ci dicono che la cerimonia (ovvero la deposizione di una corona sul piazzale antistante la grande chiesa cattolica che troneggia sulle rovine dell'antica Tenochtitlán e su cui dominano a loro volta i grattacieli governativi) è già finita. Perdiamo ancora un po' di tempo, ed ora che torniamo in centro, ci rendiamo conto che la commemorazione si era spostata là, ma ovviamente, sta per terminare: Indios vestiti da indios, con tanto di copricapo piumato, si rilassano sullo Zócalo dopo danze sfrenate e spargimenti d'incenso. Solo un gruppetto, davanti all'immensa cattedrale, in mezzo alle tende rosa degli sfollati, sta ancora ballando al suono del tamburo e delle cavigliere di conchiglie: suggestivo, finchè non si mette a piovere e siamo costretti a cercare riparo alla Puerta del Sol, bar d'altri tempi di sapore ispanico con un cameriere anzianotto dalla faccia abbronzata e rugosa, giacca e grembiule immaccolati, e cravatta, che ci serve Modelo Especial e polpette in salsa di chile verde buonissime!

È difficile riassumere una città come México D.F. Ecco un assortimento, in nessun ordine particolare, dei luoghi che hanno lasciato un'impronta indelebile nella nostra immaginazione: la Casa-museo di Frida Kahlo, l'affascinante, nonchè baffuta e sfortunata artista moglie di Diego Rivera. La finta allegria e la bellezza di queste stanze e dei ricordi qui stipati si scontrano con la tristezza e la tragedia della sua vita, e il contrasto rende la visita molto emozionante. Nello stesso quartiere medio-borghese della Casa Azul di Frida, c'è l'ultima abitazione di Leon Trotsky, però questa è molto spartana, come si conviene ad un vero comunista, suppongo, …. A proposito di Rivera, marito innamorato ma infedele della suddetta Frida, i suoi splendidi murales decorano le pareti del Ministero dell'Istruzione (una curiosità: sulle porte degli uffici fanno bella mostra i cartelli che proibiscono l'offerta di mazzette agli impiegati ministeriali, mi chiedo se funzionino e, se sì, se siano esportabili …) e il Palacio Nacional, dove è riassunta la storia del Messico, con tutti i personaggi che si sovrappongono gli uni agli altri, i buoni, i brutti e naturalmente i cattivi. A qualche chilometro da México D.F. si trova il sito archeologico di Teotihuacán, a quanto pare costruito un 2000 anni fa' da una civiltà sconosciuta, e poi ripreso dagli Aztechi. Gli Spagnoli non distrussero questi monumenti imponenti perchè quando arrivarono loro, il sito era già stato abbandonato e inglobato dalla vegetazione. Ormai le piramidi non ci fanno piú paura, ma quella del Sol é bella altuccia – 63m mi pare…. Una menzione particolare meritano i mercati: quello de la Merced (immenso, c’é di tutto di piú), il Sonora (che fra piatti e bicchieri, cuccioli di cane, gatto, gallina, e bandiere, ospita forniture esoteriche di polveri, profumi, bagnoschiuma – ! – candele, ecc, un rimedio a tutto: affari stagnanti, amore, salute, malocchio, mariti pigri o poco innamorati, studenti svogliati o rimedi più 'generali' – por un cambio de suerte – o per casi particolarmente difficili – il caro vecchio San Judas Taddeo, con la sua fiammella in testa), e il mercato de La Lagunilla (questa volta mobili e tutto l’immaginabile per nozze, prime comunioni, battesimi, 15 anni, dalla confezione per il brindisi ai vestiti per gli invitati, passando dalla coppia felice per la torta – in un caso Barbie e Ken! – e completini da mariachi per i bambini).

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