Cinegael Paradiso. La storia di un regista irlandese di seconda generazione: intervista a Robert Quinn.

Sia con Dead Bodies che con Cinegael Paradiso, Quinn ha sperimentato la realizzazione di film a basso costo, vantando allo stesso tempo esperienza con film ad alto costo. Non è sicuro che il budget ristretto associato alle riprese in digitale rivoluzionerà la produzione cinematografica, almeno non nel breve periodo: “Dovremmo avere la possibilità, col digitale, di fare questi film pazzeschi ed economici. Ne esiste la possibilità, dovremmo fare questo film, ma in realtà non li facciamo. Perché è ancora molto costoso: la pellicola, lo stampato, che nessuno con un normale reddito sarebeb in grado di permettersi. Quindi ci sono ancora limiti da superare. Forse 100’000 [euro] è il budget minimo pe rfar eun film. Non lo so. Per avere un minimo di valore dal punto di vista delal produzione. E' inutile dire che chiunque può girare un film, perché in realtà non è vero. Non puoi prendere e andare a girare con i tuoi amici. Forse Shane Meadows può – c'è un senso di brutalità in questo che lui può padroneggiare – ma la maggiorparte delle persone non p
ossono. Richiede un certo grado di maestria.”

Qua e là durante la nostra chiacchierata, che si svolge in un tranquillo bar del centro di Dublino, Quinn evoca titoli di film per illustrare le sue affermazioni. La credibilità artistica è ben dimostrata da film quali Adam and Paul o Se mi lasci ti cancello, mentre le pretese artistiche sono ben rappresentate, curiosamente, da Alexander, di Oliver Stone. “Doveva aver un gran successo, ma [scuote la testa, cercando di interpretare quello che Stone poteva avere in testa]. O decidi di fare un film prettamente commerciale o…”

In Irlanda, si discute spesso del 'cinema irlandese', e cosa bisogna fare per stimolarne la produzione. Non è qualcosa che interessa Quinn: “Non so neanche più cosa siua un film irlandese. Non mi interessa girare film che possono essere descritti semplicemente come 'film irlandesi'. Molti dei film fatti qui sono stati o di tipo politico o hanno seguito il format statunitense o sono state co-produzioni europee. Erano poi così 'irlandesi'? I finanziamenti arrivano da Parigi, dalla Danimarca, eccetera, e tutti quanti smaneggiano la sceneggiatura. Woody Allen una volta disse che ogni giorno di lavoro sul set è un compromesso, ed è vero. La scelta del cast ha un effetto sulal sceneggiatura, ogni cambiamento in un piccolo elemento della loro recitazione può avere un effetto sull'intera storia. E' abbastanza bizzarro, ma è un mezzo fantastico. Si tratta di scegliere gli elementi. Mi fa sempre piacere quando la gente mi chiede, 'Intendevi proprio questo col tuo film?', e io rispondo, 'Sicuro' [mima un moto di sopresa], quando in realtà non ho la più pallida idea di cosa stiano parlando!”

La conversazione vira su Dogma, il movimento cinematografico danese portato avanti da Lars Von Trier e Thomas Vinterberg. Quinn, in quello che sembra un suo tratto specifico, è sia rispettoso che sardonico a questo proposito: “Io e i miei amici scherzavamo sempre sulla possibilità di farne una vesione irlandese, chiamata Madra [N.d.E.: Madra in gaelico significa 'cane'], ma non l'abbiamo mai realizzata. Secondo me Festen era sbalorditivo, Gli idioti era straziante ma eccezionale, eccezionale era che l'abbiano fatto, e dopo di quello ho pensato che cominciasse a scomparire, su per il proprio culo! Come idea, era fantastica. C'è uan differenza di cultura qui però: la gente che finanzia i film vogliono che il proprio film sia visto da un pubblico il più vasto possibile, e non credo che sarebbero disposti a rischiare. Rischieranno i registi? Spero di sì. Sembro mio padre quando dico queste cose, e non ne ho l'intenzione, ma quando si spera di produrre filmoni americani, che valgano dal punto di vista delal produzione, ma senza un budget, semplicemente non funziona. Il film che sto per girare ha un budget di quattro milioni e mezzo di dollari, in America sarebbero quaranta milioni. In America vi reciterebbe Ben Stiller, non qualche attore irlandese. E' cosè che funziona – Ben Stiller. Se Ben Stiller è nel film, milioni assicurati, se c'è Joe Bloggs, no. Ci sono delel verità sacrosante qui da tenere in mente.”

Quinn sta lavorando a diversi progetti, incluso un film che, pur se tratta un soggetto irlandese, ha a che fare con tanti altri temi, quali il razzismo, la dipendenza da eroina e la notorietà. E' la tanto attesa biografia di Philip Lynott, una delle prime (e delle più gradi) rock star irlandesi.

“E' stato scritto da John Ferguson e Noel Pearson, ci spiega Quinn, – ho incontrato Holly Hunter [N.d.E.: che ne detiene i diritti e che impersonerà la madre di Lynott, Filomena] a Londra, per ottenere la sua approvazione come regista del film. E' una storia veramente coinvolgente e una sceneggiatura fantastica. Rimane da chiarire un aspetto legato ai diritti per le musiche, e quando/se ciò succederà, cominceremo la produzione.”

“Non sarà un film facile da realizzare,” continua, con tono franco. “Phil Lynott non era esattamente un bravo ragazzo. Non volgio glorificareil personaggio, Fu un'icona fantastica, ma era nache un tossico, che morì a causa della sua tossicodipendenza. Come si filma? Fu oggetto di razzismo, e fu oggetto alla propria autodistruzione. [La storia] è raccontata dal punto di vista della madre, che lo abbandonò, essenzialmente, in Irlanda per andarsene a vivere in Inghilterra. Questi non sono quel che si dice i personaggi più carini del mondo. Sono certo che Phil Lynott fu a momenti un padre meraviglioso, un marito meraviglioso, …, ma c'erano momenti in cui vedeva solo ciò che c'è di negativo nella vita, e non sarebbe fedele alla sua storia farne un'elegia.”

Ci sono diversi paletti delimitanti quando si ha a che fare con uan figura che, a vent'anni dalla morte, resta parte della memoria recente di molti, soprattutto a Dublino. “E' ancora troppo presente nella memoria collettiva per pasticciare eccessivamente con la storia,” concede, “ma anche Jim Sheridan cambiò alcuni dei fatti in Nel nome del padre, ma è accettabile. Il fatto che non condivisero la cella, che è una parte piuttosto importante nel film [ride], ma a Jim importava? No di certo! Non credo che la gente si aspetti un film alla vasellina su Phil [Lynott].”

Mentre parla del progetto, fa continuamente riferimento al buio e alle sfide per un regista legate alla sua rappresentazione. Per esempio si prenda un altro grosso film sulla musica, 24 hour party people, “Mi è piaciuto il film, trattava di un periodo che non conoscevo tanto. Ma [in difficoltà], non era abbastasta dark. Sono certo che doveva essere più dark, capisci? Tutto quel mondo di consumatori di extasy. C'era una sorta di sensazione alla Richard Curtis in quel lavoro. Io non credo che si possa applicare quella lucentezza alla Working Title sulla storia di Phil Lynott. Oliver Stone pure, nel suo The Doors, ci ha dato una bella lucidata sopra. C'è un uomo che muore di overdose da eroina, e lo fa in una vasca da bagno con le semnbianze di un dio greco [ride], senza moccio che gli cola dal naso, e così via.”

Forse l'effetto dark è qualcosa che attrae l'autore di Dead Bodies nei suoi film? “Sì, mi piace il genere dark. Ma mi piacciono anche film tipo Scemo e più scemo [ride]. Gli unici che non sopporto sono quelli con Steven Segal. Lui e Chuck Norris. Odio quei film, ma, sai, sono film che guadagnano un casino – vendono bene in Asia, Messico, Sudamerica. Forse quella è la direzione giusta per il cinema irlandese!”

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