American Gothic – Josh Ritter porta il suo marchio nel folclore americano in Europa

In realtà è una canzone abbastanza politica; come ti senti come cantautore politico?

Beh, è qualcosa che richiede molta attenzione… Penso siano state scritte delle gran belle canzoni di protesta, e alcune canzoni di protesta sono state scritte per durare anche dopo la protesta e possono essere usate ancora come “Blowing in the wind” o “Hard rain” o “If I had a Hammer”, canzoni come quelle degli anni ’50 e ’60. Penso anche che sia molto pericoloso e penso che, mentre “Wings” è una canzone ecologica ma non una che…(pausa) , mi stupisco se penso a come sono grezze alcune di queste canzoni, come siano mal rifinite…Io avrei problemi a scrivere quando non mi sentissi di poter rendere le sfumature. Non sono uno così grande da potermi impegnare a fondo, capisci. Quando scegli un leader politico scegli il minore dei mali in molti sensi così… mi fà anche schifo come, specialmente dopo Settembre, dopo l’11 Settembre, alcune persone abbiano approfittato delle paure della gente del bisogno di sentirsi patriottico, ed hanno scritto canzoni patriottiche, che sono solo jingles su come l’America sia grande e come vi prenderemo a pedate in culo, capisci?

Che ne dici invece delle canzoni ben fatte, ciò non ostante politiche, per esempio “John Walker’s blues” by Steve Earle?

Si, è incredibile, è grande, lui è qualcuno che rispetto. Ma sai, io voglio raccontare storie solo se mi posso sentire come se avessi camminato per miglia con le scarpe di qualcun altro… c’è molta morte nel mondo e molte cose tristi e scrivere di queste cose per poi farne soldi è una cosa che io trovo veramente difficile da fare… penso che il lavoro dello scrittore sia non tanto di scrivere su questo quanto di rifletterne. Sono soddifatto di una canzone come “Wings” perché non parla apertamente di un tema ma lo puoi intuire.

Nelle canzoni che sto scrivendo ora, tuttavia, vi affiorano molte cose, molte cose sulla guerra, suicambiamenti religiosi e dei nostri principî, tutte queste cose che succedono nel mondo le noti quando scrivi una canzone, e vengono fuori.

Prima hai detto che “Wings” l’hai scritta in modo differente. Hai un modo solito di scrivere una canzone?

Ho avuto paura di non essere capace di scrivere più canzoni. Non lo penso più… penso che la vera sfida sia il non credere nel blocco dello scrittore, capisci… non può succedere perché se non stai esternando il tuo lavoro significa che è in atto un lavoro interno, mentre fai cose durante la tua vita, leggi libri, ascolti musica, vai in giro e tentando di avere una vita interessante. Quando ciò succede, le cose fermentano nella tua mente e puoi ottenere delle frasi e quando queste frasi affiorano le scrivo e quindi, a un certo punto, mi vengono tutte di seguito, capisci, ti siedi e suoni queste canzoni come se le avessi scritte prima o se la musica l’avesse già suonata qualcuno della band… una volta che hai la melodia e, capisci, una melodia che f
unziona con le parole, tutto diviene più semplice. La parte più difficile è stare seduto ad aspettare che ciò avvenga.

Hai parlato di ascoltare musica come parte dell’intero problema. Che tipo di musica ascolti di solito?

Sono un gran fan di Gillian Welch. Lei va oltre le cose folk e va… Come alcune atmosfere nelle sua canzoni e la profondità delle parole, sono semplicemente incredibili. Ha fatto una canzone intitolata “Dream a highway” ed è una canzone lunghissima su… apparentemente cosa sta pensando quando guida giù per la strada, va avanti per 14 minuti e tu provi a concentrarti su tutte le parole senza lasciare la tua mente vagare… penso sia incredibile. Sto ascoltando un nuovo cantautore, M. Ward da Portland, Oregon. E’ un grande cantautore. Ascolto anche molto John Fahey, grande chitarrista fingerstyle e naturalmente molto Neil Young. Amo “Rust never sleeps”.

Ti sei trasferito dall’Idaho a Boston, e poi c'è il tuo legame con l’Irlanda [N.d.R.: Ritter ha sviluppato un gran numero di fans in Irlanda, dove vi è persino una band in suo onore che gira per tutto il paese] ma allo stesso tempo le tue canzoni sembrano completamente radicate nelle tue origini dell Idaho; è una tua scelta?

No, la penso così, cioè, quando mi trasferii a Boston e incisi “Golden age of radio” c’era la paura di lasciare casa e di viaggiare. Mi sentii subito come chiunque quando finisce la scuola e inizia a crearsi una vita. Decisi di non andare all’università così non avevo un programma preordinato. Mi svegliavo al mattino senza sapere dove andare, se non stavo facendo un lavoro temporaneo quel giorno. Era una cosa strana e quindi penso che molto dell’opera aveva a che fare col desiderio di essere a casa dove le cose sono familiari, non avevo mai vissuto in un grande città prima d’allora.

Con l’Irlanda è lo stesso. Quando andai in Irlanda mi sentii quasi a casa perché c’era la sensazione della comunità. Così viaggiai attraverso l’Irlanda per questa ragione. In verità è più veloce volare in Irlanda che nell'Idaho!

Ascolto molta musica ed in modo particolare folclore americano e quello che mi prende è che puoi sempre dire quando è scena. Ci sono sempre cerchioni, sigari, e vecchi cani (ride), qualcuno che beve whiskey; va tutto bene, è grande ma se non è vero… I personaggi di queste canzoni sono un po’ montati, forzati… In coscienza tento di evitarli più che posso, voglio dire, ho scritto canzoni come “Harrisburg” e ci ho pensato poco a farla, ma qualcosa che credo ora ho capito un po’ di più. Il posto da dove vengo è un po’ come quello. La regione ha un sacco di simboli che puoi segnare nella tua mente. E’ una bella cosa se scrivi una canzone con queste cose e la gente si può vedere in questa situazione ma non vedere te, capisci?

Ti intimorisce essere autobiografico nelle tue canzoni?

Cerco in ogni modo di evitarlo, molte canzoni autobiografiche mi sembrano semplicemente piagnucolose. La gente ha abbastanza problemi nella propria vita senza che vada ad uno spettacolo di qualcuno che parla continuamente di se stesso. Se proprio vuoi parlare di te stesso scrivi un'autobiografia e vedi quanto vende. Penso che ci sia molto nella vita di ciascuno che puoi capire, in ogni caso se la descrivi in un certo modo. Capisci? Come quando leggi un romanzo. Quanti romanzi sono incredibilmente originali ma, sai, non è necessario siano incredibilmente originali per essere interessanti, e tu ti immedesimi molto lo stesso. Come con Philip Roth. Non so perchè ma mi piace molto. Scrive di come si cresce in un quartiere ebreo del New Jersey. Ciò non ostante, molto di quello che scrive lo posso capire. Anche nell’Idaho ho provato le stesse cose.

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