Negrita – Il Rock come attitudine – TMO intervista Pau dei Negrita

Fra un mese esatto inizierà il loro tour estivo che li porterà, come sempre, su e giù per la penisola. Ma il 2006 per i Negrita è anche l'anno del debutto all'estero di L'uomo sogna di volare; l'ultimo album, che in Italia ha già venduto sulle centomila copie, è infatti in procinto di uscire in Spagna, Francia e Sudamerica. Sono sulla scena dal 1992 e la loro carriera vanta record di presenze live, un'apparizione a San Remo, un paio di colonne sonore e altrettante nominations come miglior artista italiano in competizioni estere, due dischi d'oro e uno di platino, e infine un tour in Sudamerica che ha ispirato la maggiorparte del materiale e della musicalità de L'uomo sogna di volare. TMO ha avuto il piacere di intervistare, via email, Pau, il cantante e front man dei Negrita.In passato i Negrita si potevano considerare una band con un lato alternative-rock ed un lato più pop, quasi commerciale (senza accezioni negative): se sì, come siete riusciti a crearvi questa doppia identità? E come l'avete superata?

Mah… i Negrita hanno sempre avuto un background estremamente vario… Negli ascolti abbiamo sempre spaziato tra la grande musica che smuove le masse e fenomeni musicali più di nicchia… è un fatto fisiologico… è la nostra cultura. Non credo sia una doppia identità, è quel che siamo… e non penso nemmeno sia una cosa da superare…

Quale (se c'è stata) è stata l'influenza della 'non rock music' sul vostro sviluppo come band e sull'ultimo disco in particolare?

Da sempre penso che il rock non si identifichi esclusivamente con chitarre più o meno distorte o con la potenza di suono 'vomitata' dalla casse. Il rock è anche altro, è un'attitudine che si insinua nelle pieghe di un'espressione. Per me sono rock i Clash ma anche Bob Marley, sono rock i Mano Negra ma anche Caetano Veloso…

Negrita e Roy Paci con i suoi Aretuska hanno condiviso lo stesso palco in più di una occasione e con successo: quanto vi siete influenzati a vicenda e che tipo di collaborazione c'è fra voi?

Abbiamo molte zone di contatto, cose che abbiamo scoperto una notte preparando il primo maggio del 2005 davanti ad un tot di birra, parlando di musica. Questo ci ha fatto venire voglia di sperimentare altre cose assieme e di sognare progetti che dovranno ancora arrivare. Ma la 'benzina' fondamentale che ha appianato le differenze è diventata sicuramente l'amicizia.

Avete sempre preso ispirazione dalla scena musicale straniera. Un ragazzo che cresce musicalmente in italia è 'obbligato' a prendere spunti dall'estero? E' questa una sorta di mancanza di fiducia nella cultura musicale italiana? Per esempio, come vi ponete nei confronti del Festival di Sanremo e nei confronti di ciò che questa manifestazione rappresenta per la musica italiana?

La nostra cultura musicale soffre, da sempre, di esterofilia. E' una cosa con la quale dobbiamo fare i conti. Il mondo anglosassone, dagli anni '50-'60, ha fatto della musica un'industria forte che ha prodotto ed esportato 'colonizzando' una bella fetta di mondo, noi compresi.
In Italia la discografia non è così potente per tanti motivi, di conseguenza si fa poco di quel che si dovrebbe per valorizzare le cose. A puro titolo di esempio non esaustivo: le major sono sempre state quasi tutte a Milano, tranne rare eccezioni romane. Va da sé che tutto un patrimonio legato al Mediterraneo e al sud in genere vada a perdere potenzialità di sviluppo per mancanza di contatto vero, di vicinanza, di complicità… Le Indie, le indipendenti, hanno sempre avuto una potenza di fuoco limitata e spesso hanno perso il treno europeo, cosa che non è successa alla Francia, alla Spagna e alle nazioni del Nord… Quante band italiane conosciamo che frequentano abitualmente festival europei? Pochissime! Inoltre lo Stato non tutela di certo, come meriterebbero, le espressioni artistico-musicali dello stivale… e anche questo è un fatto!

Sanremo è un'altra cosa ancora. La Canzone Italiana, in passato, era fatta da straordinari interpreti spalleggiati da altrettanti straordinari autori che adesso, purtroppo, non esistono più… Avete presente quante fetecchie appaiono in video durante la settimana del festival? Se Sanremo rappresentasse veramente quello che si suona e canta in Italia ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli… che non ho! E il nostro fantomatico pop esportato nel mondo? Senza nulla togliere a qualcuno, lo trovo spesso di una qualità… diciamo…. bassa, va'…
Potremmo stare qua a parlare per ore della situazione italiana… ma mi fermo qui.Quindi per tornare alla domanda: un ragazzo italiano non è certamente 'obbligato' a fare riferimento alla musica estera, ma di sicuro è fortemente 'incentivato'!

Riguardo la stesura delle canzoni: che cosa rende una canzone bella? E cosa una brutta? Quando componete una canzone, c'è un momento preciso in cui diventa chiaro che non funzionerà e sarebbe meglio cestinarla?

Si, c'è un momento in cui il cestino diventa la collocazione ideale per un pezzo. Credo invece che un brano diventi bello quando risponde a necessità espressive proprie di ogni singolo artista. Quando in primis stupisce positivamente chi lo ha composto… è già una gran cosa.

Quanto pesa il contenuto, il messaggio di una canzone? Per esempio Sale ha un messaggio molto forte, ma trasmesso in lingue diverse dall'italiano o ancora L'uomo sogna di volare viene lanciato fuori dall'Italia: è ovvio supporre che le persone che ascoltano le vostre canzoni non necessariamente parlano tutti questi linguaggi differenti. Quanto rilevanti devono essere allora i testi?

Io da anni ascolto musica con testi che stento a capire perchè non parlo bene inglese… ma non credo sia un problema insormontabile questo. I Negrita vengono da una cultura dove per fortuna anche il sound ha il suo fantastico ruolo… poi, chi vuole approfondire in genere si dà da fare. La musica ha anche questo stupendo potere… parlare oltre gli idiomi!

C'è un filo conduttore nel disco che lega tutti i pezzi? Se così è, di cosa si tratta? E' voluto o è venuto per caso? Oppure il disco tratta di temi imprescindibili tra loro e in un certo senso 'inevitabili' nel mondo di oggi?

Se esiste un filo conduttore credo sia da ricercare nello spirito con cui tutta l'avventura in Sudamerica e poi in Spagna è stata vissuta.
Le tematiche fanno parte del vissuto… quotidianità, temi internazionali, affetti etc. Scriviamo quello che vediamo. Mi sembra un buon modo per sentirsi autentici.

Rotoliamo verso sud: l'ascolto dell'album L'uomo sogna di volare evoca immagini di viaggi sia in senso fisico che mentale. A livello mentale, che tipo di destinazione è il sud?

Domandona da un milione di euro!
Il Sud è l'alternativa… il Sud è il panorama da osservare per controbilanciare lo strapotere dei vari Nord. Il Sud è sopravvivenza, sfruttamento, abbandono, ingiustizia, culla di cultura, passione, arretratezza e calore. Bada bene… vado oltre il sud italiano. In America il sud è la pattumiera del nord, avete presente cosa è successo in Argentina una manciata di anni fa? Oppure vogliamo parlare di Africa? Il Sud è una parte fondamentale di questa zolla di terra chiamata Mondo… urge un'idea di cerniera… il Sud merita il suo 50%!
Per il bene di tutti!

La distanz
a e lo spazio sono concetti ricorrenti nell'album (a noi pare che ci sia molto più spazio a livello del suono qui che in altre vostre produzioni). C'è un'immagine bellissima in Destinati a perdersi: “Destinati a perdersi in spazi troppo piccoli”. Che è l'opposto della visione tradizionale in cui uno si perde in spazi troppo grandi…

Vero! Ma il 'perdersi' non è solo una questione di spazi purtroppo…

Jim Crace, in un'intervista con TMO, ha detto: “Considera alcuni di quei libri meravigliosi che sono saltati fuori dalla Russia sovietica, un posto in cui ci si doveva rivolgere necessariamente alla letteratura per la verità, perché la Pravda, che significa verità, non la forniva. Considera la letteratura odierna in Inghilterra. Non credo che le democrazie borghesi e liberali tipo la nostra siano un ambiente molto adatto alla produzione di capolavori della letteratura, perché siamo troppo a nostro agio”. Voi avete suonato Sale, una canzone molto forte ed esplicita dal punto di vista politico, nel programma di Celentano, in cui uno dei temi dominanti era la censura televisiva. Secondo voi in Italia esiste la censura, e, se sì, quanto pesa? Nel panorama culturale italiano, stiamo assistendo ad un proliferare di energie e idee, dal punto di vista musicale, artistico e creativo in genere. La censura dell'informazione può essere uno stimolo alla creatività? Quando l'informazione è costretta in confini imposti dall'alto, questo diventa una spinta in più per cantautori, comici, registi, ecc?

Domanda complessa e vastissima…. bastardi!
Si, esiste una censura… ma sicuramente non di stampo fascista per come normalmente viene intesa. E' una censura più molliccia, visciduccia… moderna. Più determinata dalla paura che non dal rischio effettivo.
Non si permette alla base espressiva, agli artisti o ai giornalisti, di manifestare liberamente le proprie idee per non 'dispiacere' troppo ai quadri di potere alti, quelli superiori… la politica, la Chiesa etc. Quando invece qualcosa filtra, scatta un perbenismo classico italiano che sfiora addirittura una ridicola caccia alle streghe. Vedi per l'appunto RockPolitik o quello che sta succedendo in questi giorni per Il Codice da Vinci… tutti aspetti di una democrazia evidentemente molto, ma molto fragile. Celentano come Che Guevara? … o Dan Brown come Martin Lutero? Ah Ah Ah!C'è poi chi, per 'comodità' o per il quieto vivere, si applica un'autocensura… volontaria… cosa altrettanto poco edificante.
L'ormai famoso 'editto bulgaro' di Berlusconi invece, va considerato a parte: aberrazioni di potere da parte di un personaggio incontrollabile persino a se stesso.
La censura dell'informazione può essere stimolo alla creatività? Sì, ma solo per chi non ha paura di affrontarla.

Un momento cruciale per lo sviluppo come band dei Whipping boy, un gruppo irlandese, è stato dopo aver inciso la canzone Buffalo. A colloquio con TMO, ci hanno raccontato che un amico avrebbe detto loro: “ma voi non avete mai visto un bufalo, dovete scrivere di cose che conoscete” e per loro si è aperto un altro mondo: da quel momento hanno iniziato a scrivere di cose reali. Cosa ne pensate? Per voi funziona/funzionerebbe?

Mai mettere freni alla fantasia e all'espressività. Può andare bene tutto, tanto in musica decidono il cuore e lo stomaco, non la testa.

Il vostro sito web è molto ben fatto e dà l'impressione di un gruppo che tiene molto alle nuove tecnologie e alle loro potenzialità. Cosa pensate del web, dei ragazzi che scaricano musica da programmi tipo p2p, dei blog e dell'informazione su Internet in generale?

Non credo di essere il Negrita più adatto a risponderti… me la prendo con le molle la tecnologia… voglio che la mia vita sia distribuita tra cultura 'analogica' e 'digitale' e che nessuna delle due prenda il sopravvento. Sono nato troppi giorni fa, di conseguenza fanno parte di me anche cose che non appartengono a questi anni e alle nuove generazioni. Ed è giusto che sia così. Questo non vuol dire che non segua, che non sia attento… credo di essere uomo del mio tempo e in quanto tale capisco che le potenzialità del presente sono tantissime… ma so anche che non è tutto oro quel che luccica.

L'uomo sogna di volare sta per uscire in Spagna, Francia e Sudamerica. Cosa vi aspettate da questo lancio?

Potrei dirti che mi aspetto tante cose, ma non mi illudo… non dipenderà tutto da noi, le variabili sono tante. Dobbiamo ancora conoscere bene la cultura dei luoghi che andremo ad esplorare, le persone che lavoreranno al progetto fuori dall'Italia e quanto tempo investiranno, … i canali di distribuzione e promozione che conosciamo solo parzialmente… etc. etc. I Negrita e il loro staff si stanno già impegnando di brutto, questo è certo!
Alla fine mi aspetto solamente quello che meritiamo…. niente di più.

In ogni viaggio si raggiunge un bivio e si deve decidere se continuare o tornare a casa. Qual è il prossimo passo nel vostro viaggio musicale: continuare la sperimentazione, anche con il rischio di allontanarvi troppo da casa, o tornare al vecchio ma sempre valido rock?

Di solito mi considero un viaggiatore piuttosto che un turista e quando parto per un viaggio cerco, per quanto mi è possibile, di non decidere le meccaniche del rientro… Qualcuno ha detto che è più importante il viaggio in sé, piuttosto che la meta da raggiungere… la salita con la sua fatica e i suoi particolari da osservare e da capire piuttosto che la vetta…. e questa cosa mi ha sempre affascinato…