Guantanamo. E' importante rifletterci su.

Perché dovrebbero interessarci le condizioni di vita al Campo X-Ray, Baia di Guantanamo? Perché mai dovremmo curarci della posizione legale dei detenuti di Guantanamo? Dopotutto il campo venne approntato dal governo americano per quei membri catturati di Al-Qaeda, membri di un'organizzazione che aveva ben poco rispetto per le regole di guerra o i diritti umani. Dalla fine del 2003, David Rose, un giornalista inglese, sta cercando le risposte a queste domande.

I detenuti

“Sono il peggio della peggior feccia. Sono molto pericolosi. Si sono votati ad uccidere milioni di americani, americani innocenti, se gli è possibile, e sono perfettamente pronti a morire in quest'azione” – Dick Cheney, 27 gennaio 2002, parlando dei detenuti di Guantanamo [ Fox News]

“Pochi dei circa 750 individui che sono passati per Guantanamo o che sono ancora detenuti lì si erano votati all'uccisione degli americani in senso attivo, e le persone detenute oggi negli Stati Uniti che rientrano in questa descrizione non sono mai passate per Cuba. Esistono prove a testimonianza del fatto che una grande quantità di prigionieri di 'Gitmo', si parla di centinaia di individui, non erano responsabili del neppur minimo coinvolgimento in qualunque cosa si possa descrivere in termini ragionevoli come un atto di terrorismo” – David Rose, Guantanamo. America's war on human rights [p. 9]

Nel novembre 2001, il Presidente George W. Bush emanò un ordine presidenziale in base al quale i terroristi di Al-Qaeda finiti in manette avrebbero dovuto essere giudicati da speciali commissioni militari, libere dalle restrizioni imposte dalle corti civili. L'ordine fu in seguito esteso ad includere membri dei talebani. I detenuti sarebbero stati trattati come combattenti illegali e, ricevendo l'assistenza legale dal dipartimento di Giustizia nella persona di Alberto Gonzales (in un memo interno datato 25 gennaio 2002), non sarebbero stati soggetti alla Convenzione di Ginevra. Queste decisioni hanno avuto conseguenze enormi per tutti coloro che sono finiti nelle prigioni americane.

“La grande bugia, o una delle grandi bugie, che l'amministrazione [americana] ci ha raccontato sui detenuti a Guantanamo è che sono stati catturati sul campo di battaglia”, spiega Rose. “Ecco, in molti casi, non potremmo essere più lontani dalla verità. Anzi, pochissime delle persone imprigionate a Guantanamo sono state catturate sul campo di battaglia. Probabilmente nel numero di poche decine. David Hicks, l'australiano sotto processo in questo momento [Maggio 2005], è uno dei pochi che mi vengono in mente. Molti dei rinchiusi a Guantanamo addirittura non sono stati neppure catturati in Afghanistan. Sono stati letteralmente rapiti e presi con la forza, con palese contravvenzione di varie leggi nazionali e internazionali di paesi come lo Zambia, il Gambia e il Pakistan. Esiste un certo numero di casi riguardanti cittadini britannici i quali sono stati rapiti dallo Zambia e dal Pakistan con la connivenza diretta, devo dire, dell'intelligence e dei servizi di sicurezza britannici. E questo da un lato. Dall'altro, viene dato per scontato che se uno si trovava in Afghanistan nel 2001-2002, allora doveva stare a combattere con i talebani, o al fianco di Al-Qaeda, ed era, perciò, indistinguibile da un terrorista. Qui si nascondono molte verità. Poteva essere un simpatizzante dei talebani, magari in un campo di addestramento, e magari persino in combattimento in quel che era, dopotutto, una guerra civile afgana tra i talebani e l'Alleanza del Nord. Oppure poteva persino essere estraneo a tutto questo. Penso che ci sia una differenza enorme tra simpatizzare per i talebani, e anche prendere parte in quella guerra civile, e la reale partecipazione al terrorismo. Molti non c'entravano proprio [con i combattimenti a fianco dei talebani]. Molti furono traditi dai cacciatori di taglie. Venduti agli americani dai cacciatori di taglie che collaboravano con l'Alleanza del Nord. Altri, poi, vennero denunciati a causa di risentimenti personali. C'era gente coinvolta in dispute per la terra. Clan rivali che improvvisamente si trovarono ad essere spediti a Guantanamo Bay. Allo Human Rights Watch ci sono le prove documentate di casi del genere, in cui questo tipo di dispute per la terra ha portato alla detenzione a Guantanamo Bay per un paio d'anni.

Ci troviamo di fronte ad un sistema di identificazione degli individui secondo varie e diverse gradazioni, si può dire, in riferimento al loro effettivo coinvolgimento con cause islamistiche, ma quando non c'è un processo, non c'è un forum pubblico aperto a tutti in cui confrontare le prove e dare un qualche tipo di rappresentatività con cui sfidare le accuse, a quel punto immagino che quel che ne risulta sia inevitabile. Dato che nessuno di questi controlli esiste, l'amministrazione ha raccontato questa grandissima bugia, che tutti i detenuti sono stati fatti prigionieri in battaglia, e nonostante il lavoro di persone come il sottoscritto, sono riusciti a farla franca.”

Si potrebbe replicare che il sequestro di persone sospette da paesi come il Pakistan e lo Zambia deve poggiare su fonti certe dei servizi segreti e che preoccuparsi di leggi nazionali e internazionali di fronte al terrorismo è sofistico (il pericolo del terrorismo ha anche fatto dichiarare ad un certo numero di specialisti legali che la tortura dovrebbe essere legalizzata). Un esame del caso di Moazzem Begg mostra quanto pericolosamente ingenua sia una presunzione, che cioè quelli che sono stati mandati a Guantanamo ci sono andati per un valido motivo basato su dati dell'intelligence.

“Aveva una libreria islamica a Birmingham – ricorda Rose, che ha intervistato Moazzem Begg dopo il suo rilascio – e un tizio che si faceva chiamare Steve, che poi si seppe essere dell'MI5, capitava spesso in libreria. Cercava informazioni su eventuali possibili reti estremiste in Inghilterra. Moazzem e il suo socio Tahir non avevano problemi a collaborare con lui. Gli dissero: 'Guardi, non abbiamo nessun legame col terrorismo. Passi quando vuole, non abbiamo niente da nascondere'. Moazzem in seguito si trasferì in Afghanistan con la famiglia, fino all' 11 settembre, quando se ne venne via, non volendo aver niente a che fare con quel che chiaramente sarebbe diventata una guerra. Eccoli dunque a Islamabad, in una casa in affitto. L'MI5 non aveva idea di dove fosse. Steve capitò da Tahir, e gli chiese dove fosse Moazzem. Tahir replicò: 'veramente, è in Pakistan'. A quel punto Steve gli chiese di potersi mettere in contatto con lui, tanto per una chiacchierata. Tahir lo chiamò e gli disse che Steve lo cercava, per fare due chiacchiere. Moazzem rispose che andava bene, che gli desse il suo numero, e che se si fosse trovato a Islamabad poteva andare a cena da lui. Beh, invece due giorni dopo Moazzem fu arrestato, o piuttosto rapito, cacciato dentro un'auto e portato in un centro di detenzione segreto in Pakistan dove venne tenuto sei settimane [nel luglio 2002 la CNN diede la notizia della cattura di Begg in Afghanistan]. Quando arrivò lì uno fra i primissimi che vide fu Steve.” Successivamente fu trasferito a Guantanamo, da dove fu rilasciato nel marzo 2004, senza imputazioni.

A proposito di quelli catturati proprio in Afghanistan, si penserebbe che la gente catturata lì e mandata a Guantanamo fosse stata controllata con attenzione dall' 'intelligence' militare. Facile fare questa conside
razione dalla tranquillità della nostra comoda poltrona e delle nostre relative protezioni legali. Rose ha intervistato l'ex consigliere di Rumsfeld, il tenente-colonello Lietzau sulle modalità di identificazione dei detenuti. La risposta è stata illuminante quanto è male informata. “Non c'è proprio alcuna disputa di fatto. Nessuno dice 'beh, aspettate un secondo, io non ero uno dei Talebani'”. In realtà, come evidenziato da Rose e molte altre voci coraggiose, c'erano moltissime persone portate a Guantanamo che non facevano parte di Al-Qaeda o dei Talebani, e che protestavano la loro innocenza, ma era come se parlassero al muro. Alcuni sono stati rilasciati, grazie in parte alle pressioni internazionali, ma non prima di essere stati sottoposti a interrogatori, reazioni estreme, isolamento e varie forme di umiliazione.

Per i fortunati che sono stati rilasciati, sembrerebbe che sia minima la possibilità del riconoscimento di quel che hanno passato, come minime le speranze di risarcimento. “Alcuni di loro hanno delle cause pendenti nelle corti americane” spiega Rose. “I 'Tre di Tipton' hanno dato il la: Asif Iqbal, Shafiq Rasul e Rhuhel Ahmed [cittadini britannici]. Sono i primi che intervistai nel marzo 2004. Stavano cercando di fare causa al governo statunitense in una corte civile americana. Penso che alcuni degli altri potrebbero associarsi alla denuncia, oppure vedere prima come procede. Bisogna dire che molti esperti legali indipendenti con cui ho parlato negli Stati Uniti non ripongono granché fiducia in un qualche epilogo positivo. Potrà essere che alla fine si trovino con un risarcimento, ma è troppo presto per giudicare al momento.”

Una logica falsata

“L'argomento più importante non è morale o legale, ma pragmatico. La domanda è se Guantanamo, con tutti i suoi costi immensi – in termini economici, di sforzi e di risorse umane, di visibilità dell'America nel panorama mondiale – sia un mezzo adatto, e giustificabile, alla sconfitta del terrorismo. La mia risposta, tristemente, è no” – David Rose, Guantanamo [p. 11]

Quando, nel gennaio 2002, Alberto Gonzales suggerì in privato a George W. Bush che alcune delle disposizioni della Convenzione di Ginevra perdevano forza a causa della natura del nemico dell'America e della nuova guerra, la guerra al terrore, non si deve pensare che fosse necessariamente lontano dall'opinione pubblica e professionale. Erano in molti a pensare, e lo pensano ancora, che per garantire la sicurezza ai cittadini degli Stati Uniti, e degli alleati, debbano essere prese delle misure discutibili ma necessarie.

Il professore australiano Mirko Bargaric, proponendo la tortura legalmente sanzionata per i casi in cui possa sussistere una minaccia imminente, scrisse: “Se ciò sfortunatamente risultasse nella morte di un innocente, in tali circostanze sarebbe però giustificata. Penso che come società potremmo accettare la legittimità dell'uccisione di una persona per salvarne migliaia”. Le argomentazioni di Bargaric hanno sdegnato alcuni, mentre per altri sono un ampliamento legittimo delle motivazioni proposte dall'amministrazione Bush.

Nell'intervista al comandante della Joint Task Force, il Generale Maggiore Geoffrey D. Miller, Rose si informa sul valore delle informazioni raccolte dai detenuti di Guantanamo. “Stiamo elaborando delle informazioni di immenso valore per la nazione, dei dati di intelligence estremamente preziosi”, ha risposto il General Maggiore. Affermazioni queste che rispecchiano quelle di Donald Rumsfeld, il quale, intervenendo alla Camera di Commercio di Miami nel 2004, disse che “la detenzione di combattenti nemici serve anche ad un altro scopo. Ci fornisce quelle informazioni segrete che possono aiutarci a prevenire atti futuri di terrorismo. Può salvare delle vite umane” [enfasi aggiunta].

Una domanda cruciale allora è la seguente: quante informazioni raccolte a Guantanamo sono state utili, per non dire vitali? “Penso che la risposta sia pochissime, se ce ne sono state”, risponde Rose. “Una delle persone intervistate per il libro è il tenente-colonnello Anthony Christino III, un ufficiale dei servizi segreti militari ritiratosi recentemente dopo 20 anni di attività. Ha trascorso la maggior parte del 2003 lavorando nel cuore della guerra al terrore del Pentagono in qualità di Senior Watch Officer per l'unità nota come Joint Intelligence Task Force – Combattere il terrorismo, che aveva a che fare direttamente con quel che usciva da Guantanamo. E, senza svelare alcuna informazione classificata, mi ha raccontato che le affermazioni fatte da Rumsfeld, cioè che le informazioni raccolte laggiù sono di estrema importanza, sono semplicemente non vere, false, inesatte. Al contrario, le rivelazioni si sono rivelate di carattere estremamente generico, non specifico, mi ha riferito, e non hanno portato a nessuna importante operazione di cattura di sospetti terroristi, e, cosa importante, tendevano ad essere fortemente gonfiate. Certamente il sistema che hanno usato lì, quella combinazione di bastone e carota, tortura, coercizione e deprivazione per chi non collabora, e tutti i tipi di ricompense per quelli che lo fanno, compresi quelli che fanno false dichiarazioni contro altri prigionieri, tutto questo sistema è calcolato per far sì che ne vengano testimonianze ingannevoli”

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