Euro e Eurolandia

Dodici paesi in Europa convivono da più di due anni con la moneta unica europea. Non solo la valuta ha un effetto su prezzi e transazioni all'interno del mercato europeo, ma la sua adozione provoca un buon numero di domande sulla natura dell'integrazione europea, su problemi di natura politica, e sulla Costituzione europea. Andrew Lawless ne ha parlato con l'ex consulente di economia presso la Banca Centrale di Irlanda, nonché Consigliere Economico al Ministero del Commercio (NdT: irlandese), Professor Ray Kinsella, University College Dublin:

Quanto successo ha conseguito l'introduzione dell'euro? Siamo ancora in un periodo transitorio, o possiamo dire che la transizione è completa?

No, penso che abbiamo superato il periodo transitorio. Il periodo iniziale ha coinvolto diverse sfide significative: in primo luogo quella di concordare, ed imporre una linea di condotta basata sulla moneta unica. Quella linea di condotta doveva essere molto severa e molto rigida per convincere i mercati circa la credibilità dell’euro come valuta. Io credo, generalmente parlando, che in questo si sia riusciti. Ha mirato specificatamente all’inflazione e non ha dato alcuna possibilità di deviazione dal tasso di inflazione fissato come target. Penso che si sia riusciti a convincere i mercati che questa era una moneta unica del calibro del marco tedesco.

Globalmente, direi che abbiamo superato i problemi di introduzione. L’euro è stato lanciato con successo. C'è un numero crescente di mercati specialistici che trattano in euro e questo è stato, in termini generali, un risultato fantastico dal punto di vista tecnico, conseguito in poco più di 10 anni.

Quali sono i benefici principali dell’euro per il cittadino medio?

Senza alcun dubbio, quando ci si rivolge ai consumatori che hanno viaggiato in Europa, il più grande beneficio dell’euro è probabilmente la trasparenza di prezzo. Se si entra in un qualunque negozio di moda o ristorante delle maggiori catene europee, adesso il prezzo è trasparente per tutti. Questo è uno degli aspetti [NdT: dell'entrata in vigore dell'euro] che ha causato un beneficio significativo in termini di spinta alla riduzione dei prezzi: la capacità dei consumatori europei di paragonare i prezzi non solo sulle strade di Parigi, o Amburgo, ma anche significativamente su Internet. L’euro fornisce un mezzo molto trasparente di paragone e di conseguenza adesso è una valuta estremamente credibile. Ci sono altri vantaggi. Uno di essi è l’eliminazione di tempo, costo, energia e confusione di dovere usare 12 valute, il che non è da poco. Un altro beneficio è stato la spinta alla riduzione dei prezzi. Ci sono quindi un numero di benefici che erano stati del tutto messi in conto. E fa funzionare gli scambi commerciali, il mercato unico, in maniera più efficiente.

Questi benefici sono stati raggiunti uniformemente in ogni parte d’Europa? Per esempio, parlare di diminuzione dei prezzi non sembra realistico per quanto riguarda l'Italia o anche la Spagna, in termini di esperienza diretta dei consumatori. Questo è legato al periodo di transizione, e, per esempio, i Governi avrebbero dovuto tenere sotto più stretto controllo la regolazione dei prezzi?

È stato ormai dimostrato che l'azione di controllo sui prezzi semplicemente non funziona. Ma quello che si può dire è che, per esempio, i cittadini italiani sono adesso molto più consapevoli dei tassi di inflazione, in termini di prezzi delle merci e dei servizi di quanto non lo fossero prima. E ciò è una cosa positiva, perché conduce al tipo di dibattito a cui lei accennava. Le persone si rendono conto che i loro prezzi sono più elevati, perché adesso possono paragonarli. Le persone che viaggiano estesamente sono adesso molto consapevoli delle differenze nei prezzi tra i Paesi nella zona della moneta unica, e ciò mette sotto pressione le fonti di inflazione, e, da un punto di vista economico, spinge i governi ad affrontare tutta la questione legata alla competitività, senza fare affidamento, come faceva l'Italia, su deprezzamenti della valuta riparatori. Ora, tutto ciò, a lungo termine, rafforza l'economia.

Però tutto ciò rende il periodo iniziale particolarmente difficoltoso, non trova? Possiamo aspettarci che le cose peggiorino, prima di migliorare nei paesi dove i prezzi sono aumentati drasticamente a causa dell’introduzione dell’Euro?

Ebbene, è qui per rimanere: questo è il primo punto. In secondo luogo, le aspettative, quelle di sindacati e datori di lavoro e consumatori, devono adattarvisi. Le aziende si rendono conto di avere accesso, adesso, nel mercato unico europeo, a merci e servizi che, con prezzi in una valuta unica europea, hanno un costo significativamente più basso in altri Paesi, che non, per esempio, in Italia. E ciò forza i produttori italiani per esempio limitare, in certa misura, il costo della mano d'opera. Forza il Governo a contrattare con i sindacati in termini di sviluppo dell’approccio sociale. In cui, forse, per esempio, si barattano i fondi destinati agli interventi sociali con una ridotta pressione fiscale. Il modello irlandese di stato sociale, che presentava altissimi tassi di inflazione, era estremamente efficace nel creare un circolo virtuoso che ha ridotto i prezzi, aumentato la spesa di carattere sociale, e la competitività nazionale. La sfida per il governo italiano, per portare un esempio, è quella di creare, attraverso lo stato sociale, questo circolo virtuoso, che potrà essere all'inizio doloroso, ma il comportamento delle persone cambia quando esse realizzano che le aspettative devono adattarsi a un diverso regime. A un regime di trasparenza di prezzo, in cui il popolo dei consumatori può comprare al di là dei confini nazionali, e i propri clienti hanno la possibilità di viaggiare in diversi Paesi: tutto ciò è uno stimolo molto potente per il settore commerciale di una economia, e per la produttività dell’economia.

A proposito di governi e consumatori che si stanno adattando ai nuovi regimi, che ne pensa della rottura del patto di stabilità da parte di Francia e Germania?

Questa è una questione assolutamente fondamentale. Il primo punto a mio avviso sarebbe questo. Dal lancio dell'euro, lo sviluppo più significativo è stato il fatto che Germania e Francia hanno entrambe rotto il patto di stabilità. In altre parole, hanno detto “O.K, dobbiamo tenere l’inflazione a un certo tasso ma è perentorio per noi tentare di far crescere la nostra economia, tentare di ridurre al minimo la disoccupazione e quindi di anno in anno non possiamo dare nessuna garanzia che ci conformeremo alle regole del patto di stabilità”. Lo si può leggere in due modi. Lei potrebbe dire che ciò fa a pezzi l'intera base dell’accordo. Io però non lo credo. Io sono dell'avviso che una volta che si è affermata la credibilità dell’euro, che si è costruita l’infrastruttura, che sono cambiate le aspettative sull'andamento dei prezzi, a quel punto ci si può iniziare a rilassare un po' e ad assumere un atteggiamento di tipo 'americano', quale quello di un compromesso più flessibile fra i massimi di inflazione ed il bisogno di assicurare una crescita economica in Europa.

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